Medaglia d’oro sulle orme del fratello Luca

Andrea e Luca Pecchia campioni Taekwondo

Campione italiano ed europeo di Taekwondo, per il quindicenne Andrea Pecchia, studente del Kandinsky, il 2025 è un anno e pieno di soddisfazioni sportive e scolastiche

di Matteo Marucco

Andrea Pecchia con al collo la medaglia d’oro vinta a Sarajevo, insieme al fratello Luca.

Andrea Pecchia, 15 anni, è uno studente di prima dell’Istituto professionale Kandinsky di Milano ed è campione nazionale, europeo e mondiale di Taekwondo, l’arte marziale coreana di combattimento e difesa personale. Una passione che arriva da lontano grazie al fratello maggiore Luca di dieci anni più grande, campione del mondo, che lo ha spronato a iniziare.

Luca Pecchia (di spalle) in combattimento.

A scuola ha trovato un ambiente che lo aiuta a conciliare studio e attività agonistica

«Abbiamo accolto e incoraggiato Andrea nel suo percorso, predisponendo il programma di studio dedicato, previsto per chi svolge attività sportiva agonistica legata al Coni, e sviluppando una stretta collaborazione tra la famiglia e coordinamento docenti – spiega il professor Calogero Buscarino, coordinatore di classe -. Vincere tre medaglie d’oro in tre mesi, da febbraio ad aprile, frequentando la scuola, è un risultato importante. Siamo contenti di avere un allievo come lui al Kandinsky. E questa scuola, anche se è una scuola di periferia, è orgogliosa di avere degli allievi come Andrea».

Medaglia d’oro

Andrea, come nasce la passione per Taekwondo?

«Ho iniziato a fare Taekwondo quando avevo cinque anni, grazie a mio fratello Luca più grande di me. Vederlo allenarsi e divertirsi è stato un esempio. Lui è diventato campione del mondo nel 2015, proprio quando ho iniziato. Dopo dieci anni, la soddisfazione più grande è stata di diventare campione anche io».

Dove e quante volte ti alleni?

«Mi alleno nella palestra della scuola primaria di via Mascherpa, a Buccinasco, con l’associazione sportiva Hwarang. Siamo dieci atleti che partecipano ai corsi agonistici nazionali e internazionali. Faccio sei allenamenti a settimana, due ore al giorno, la domenica sono libero. Ho la fortuna di avere lo stesso allenatore da sempre, con il quale ho costruito un bellissimo rapporto».

Come concili lo studio con lo sport?

«La scuola mi aiuta a conciliare l’attività agonistica, programmando le interrogazioni e aiutandomi a organizzare lo studio in base ai ritiri e alle trasferte che mi vedono lontano per giorni».

Ci sono delle materie che ti piacciono più di altre?

«Mi piace l’inglese, perché comunque lo uso tanto quando vado in giro in altre nazioni e anche impararlo così mi diverte molto».

E per te e per gli amici trovi tempo?

«Dipende dai periodi perché quando sono sotto gare importanti devo allenarmi anche due volte al giorno. In quei periodi il tempo che dedicherei agli amici, tra un allenamento e l’altro, lo dedico allo studio. Nei periodi un po’ più leggeri, come subito dopo le gare, riesco a vedere un po’ più amici».

Ci sono mai stati dei momenti in cui hai pensato di lasciare?

«No, perché a me piace, mi diverto, mi sfogo. Praticare mi ha aiutato a superare momenti difficili, diventando un modo per dare il meglio di me. È capitato di essere triste dopo alcune gare andate diversamente dalle aspettative e di avere avuto difficoltà, ma poi le ho superate alla grande!»

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