Due testimonianze speciali de Il Sud Milano per raccontare il compianto stilista attraverso le sue scelte, nel rispetto della moda etica e dei professionisti della filiera del fashion
Il ricordo di Armani è più vivo che mai in questi giorni di lutto per la sua recente scomparsa, da sempre consacrato come colonna portante della moda a livello mondiale. Dopo aver raccontato l’affetto della città in occasione della camera ardente al Teatro Armani di via Bergognone, vogliamo ricordare anche noi Giorgio Armani attraverso le nostre testimonianze personali e professionali.

Quando Armani informò i fotografi sulle luci della sfilata
di Michelangelo Princiotta (fotografo di lungo corso e socio di Freemedia Editore)
Un uggioso pomeriggio invernale, piovigginava dalla mattina ed eravamo ormai forse alla quinta sfilata. Via dei Giardini angolo con via Croce Rossa, appoggiati al muro di palazzo Armani, per riparare al meglio l’attrezzatura di ripresa, fotografi da tutto il mondo, aspettavamo che ci facessero entrare per fotografare la sfilata “Giorgio Armani”.
Lo vediamo arrivare, passo calmo, aria mite e serena, tranquillamente ci saluta, ci ringrazia e ci augura buon lavoro.
Momento indimenticabile, come quello di una volta all’interno del Armani/Teatro. Siamo sulla pedana dedicata agli operatori, impegnati a preparare le attrezzature e cercare la posizione per la migliore inquadratura. A pochi minuti dell’inizio del défilé, il teatro affollato da ospiti illustri, lo vediamo sulla passerella che viene verso di noi.
(ph. @Michelangelo Princiotta)


“Buongiorno, volevo informarvi che la prima uscita avrà una luce daylight seguita dalla seconda uscita con luce calda. Non preoccupatevi perché tutto il resto sarà solo luce daylight”. Ci augura buon lavoro e ritorna nel backstage. Preparare la sfilata, dedicarsi alla stampa e ospiti arrivati da tutto il mondo e trova del tempo per noi.
In trent’anni di sfilate non mi era mai capitato che uno stilista che uscisse in passerella per dare informazioni preziose e utili ai fotografi sulla luce della sua sfilata.
(ph. @Michelangelo Princiotta)
Grazie “Giorgio” per aver fatto parte dei nostri pensieri. Di averci regalato momenti di bellezza visiva impagabile, preziosa ed unica.
Armani e gli animali: stilista anche per loro
di Edgar Meyer (titolare della rubrica Quattrozampe & Co.)
“I progressi della tecnologia di permettono di avere a disposizione valide alternative che rendono non più necessarie le pratiche crudeli nei confronti degli animali.”
– Giorgio Armani

Giorgio Armani pronunciò queste esatte parole nel 2016, quando decise di dire addio alle pellicce dalle sue collezioni e di iniziare il percorso verso l’abbandono dei materiali di origine animale.
Un traguardo che segnò una svolta nella moda Made in Italy, a dimostrazione del fatto che non serve rendersi complici di crudeltà sugli animali per creare capi d’abbigliamento d’alta moda.
Così, le maggiori associazioni animaliste italiane lo ricordano con affetto e riconoscenza. La Lav sottolinea che, dopo l’abbandono delle pellicce, Armani creò una specifica policy per la dismissione della lana d’angora dal 2022 e l’avvio di una progressiva rinuncia a tutte le pelli esotiche nei suoi abiti. L’associazione Animalisti Italiani sottolinea che stile e rispetto di tutte le forme di vita possano e debbano convivere. Gaia Animali & Ambiente ricorda che nella vita di Giorgio Armani, morto giovedì 4 settembre all’età 91 anni, hanno trovato spazio molti animali, a cominciare dai tanti cani e gatti di cui amava circondarsi.
In particolare di lui si ricordano, negli ultimi anni di vita, sei cani: di razza ma anche un meticcio, Pepe. Amava i cani, ma di sicuro anche i gatti con cui spesso si è fatto fotografare. In particolare la gatta Angel ha avuto un ruolo importante in un’iniziativa solidale contro gli abbandoni: proprio con la micia lo stilista aveva prestato la sua immagine in una campagna dell’associazione Io amo gli animali, a cui avevano aderito a Elisabetta Canalis e altri personaggi famosi, e in cui diceva “Abbandonare gli animali non è di moda”.
Un uomo che ha contribuito a trasformare il lusso in moda etica.
