Si apre con Paolo Fresu la Milanesiana dedicata alla timidezza e il 30 maggio al Parenti “Nanda e io”, con Paola Turci ed Enrico Rotelli

Milanesiana 2024, concerto di Paolo Fresu e Rita Marcotull.
Milanesiana 2024, concerto di Paolo Fresu e Rita Marcotull.
Milanesiana 2024, concerto di Paolo Fresu e Rita Marcotulli.

Apertura della 25esima edizione della Milanesiana, la rassegna ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi che promuove il dialogo tra le arti (letteratura, musica, cinema, teatro, fumetto, e tanto altro) all’insegna del grande jazz. Lunedì 20 maggio, sul palco del Piccolo Teatro Grassi di Milano la nuova coppia del jazz italiano: Paolo Fresu con la sua tromba e il suo filicorno e Rita Marcotulli, pianista e compositrice. Un incontro fra due grandi musicisti fatto di grazia, sensibilità ed emozioni. Un concerto architettato con sapienza e proposto con stile ed eleganza. Tra melodie sinuose e avvolgenti, momenti di pura sperimentazione, scale furiose e velocissime e suoni quasi impercettibili. Avvolto tra giochi di luce e di ombre e colori cangianti (ideatore del progetto scenico l’architetto valtellinese dai mille talenti, Luca Volpatti) Una bellezza per gli occhi.

Al centro di questa edizione è la timidezza e i suoi contrari. «Un tema solo apparentemente intimo – ha dichiarato Elisabetta Sgarbi – perché ci obbliga a metterci in posizione di ascolto e riflessione dei mondi degli altri. Della timidezza mi interessa ‘quel passo indietro’ rispetto alla vita, alle persone, al mondo. Che ci aiuta a capire e a volte può salvare. La timidezza ama la pace, in un mondo dominato dalle guerre. Naturalmente può essere paralizzante, e spesso lo è – ha proseguito Elisabetta Sgarbi». Nella mia personale esperienza mi sforzo di farci i conti. Per esempio presentare oggi incontro non è un obbligo, ma mi sembrerebbe un gesto inelegante verso gli ospiti non farlo. E per farlo, per salire sul palco, devo scrivere tutto, anche le pause perché qui sopra potrei essere colta dal panico, mi si potrebbe annebbiare la vista».

Ospite della serata, la poetessa, saggista e traduttrice canadese Anne Carson, che celebra i 25 anni del suo libro più celebre, Autobiografia del rosso (pubblicato da La nave di Teseo), un romanzo in versi che rappresenta perfettamente il tema di quest’anno, con il protagonista il mitologico Gerione, mostro rosso alato, un ragazzino quattordicenne impacciato e intimidito dal mondo. Carson ha ricevuto il premio Rosa d’Oro della Milanesiana («Il fiore preferito da mia mamma», ha sussurrato intimidita e commossa). Al jazzista Paolo Fresu è stato consegnato il premio Siae/La Milanesiana. «Il jazz, proprio come il tema de La Milanesiana di quest’anno, sa essere timido, placido, ma anche impetuoso, travolgente»la motivazione. E a proposito di timidezza, Paolo Fresu ha confessato: «Sono caratterialmente timido, da ragazzo mi chiudevo e ancora capita. L’imprinting viene da lì, dalla mia famiglia che mi ha forgiato. Mio padre faceva il contadino e il pastore. Nonostante avesse fatto solo la terza elementare scriveva poesie, piccoli racconti naïf ed era appassionato di musica. Mi ha insegnato a dire poco e ad ascoltare molto. Nelle campagne di Berchidda, nei rumori e i suoni delle feste patronali al suono della banda del paese ho trascorso la mia infanzia. A casa c’era una tromba che mio padre aveva comprato usata per mio fratello che aveva smesso di usarla, stava sul ripiano alto di una libreria perché non la potessi toccare. Ho iniziato a suonare a 11 anni. La tromba mi consente di esprimere ciò che ho dentro». 

Milanesiana 2024, Elisabetta Sgarbi premia Paolo Fresu.
Milanesiana 2024, Elisabetta Sgarbi consegna il premio Siae/La Milanesiana a Paolo Fresu (entrambi al centro).

La sua idea di musica. «La musica è un modo per sentirmi vivo e utile. È un modo per guadagnarmi la vita, per divertirmi e per dare un contributo al mondo con un’idea di bellezza e di poesia. È anche uno strumento sociale e politico prezioso per partecipare se non al cambiamento, al miglioramento del mondo».

Anche la musica a che fare con il silenzio della timidezza: «Salire su un palco, ascoltare per un istante il suono del silenzio, è importante per sintonizzarsi sulle vibrazioni del pubblico in attesa. Il suono è anche silenzio. Suonare ininterrottamente non si lascia all’ascoltatore il tempo di apprezzare, di metabolizzare, per riflettere. Quando abbiamo espresso con un suono un concetto importante allora abbiamo bisogno di tempo affinché quel suono, quel concetto venga assimilato. Il silenzio appresenta un momento di riflessione sui suoni espressi, attraverso il silenzio si sviluppano pathos, emozione, immaginazione tutte cose che io credo in musica siano fondamentali. La musica è fatta di questo movimento incessante, circolare, di parola e di silenzio e di ascolto. Quando ho scoperto Miles Davis ho capito qual era il rapporto tra suono e silenzio. Ovvero come la magia della musica sta nella capacità di non dire e di lasciare intendere delle cose che poi gli altri possono raccogliere. Se si dice tutto non c’è più emozione, non c’è più magia. Questa filosofia del silenzio mi ha poi in qualche modo sempre accompagnato. Sono uno che suona poche note e che parla poco e piano».

Prossimo appuntamento della Milanesiana Il 30 maggio alle ore 19, al Teatro Franco Parenti con “Nanda e io”, lo spettacolo tra musica e parole di Paola Turci ed Enrico Rotelli, dedicato alla scrittrice, traduttrice, giornalista Ferdinanda Pivano a 15 anni dalla scomparsa. Con le canzoni di Patti Smith, Fabrizio De André, Lou Reed e Bob Dylan.

Ingresso gratuito su prenotazione al seguente link: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-nanda-e-io-paola-turci-enrico-rotelli-893628385557?aff=ebdsoporgprofile.

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