Cento anni e sentirli tutti, ma esserne fieri

Cosa è stata l’Unità, organo del Partito Comunista Italiano, per tante generazioni di militanti?
Le esperienze, i sentimenti e le emozioni sono stati diversi, perché diversi erano i i tempi e le vicende della nostra società. Ma il giornale è stato un filo rosso che ha unito i sogni e le speranze di compagne e compagni di tutte le generazioni e di tutt’Italia, città per città, paese per paese. Anche qui, nella periferia del Sud Milano.

E allora ecco l’esperienza vissuta negli anni ’80 in una sezione di periferia, appunto: la Adriano Lani, che aveva i locali in via Santa Teresa al Chiesa Rossa.
Una sezione come tante, con una militanza attiva e convinta, dove diffondere la “stampa comunista” non significava solo far arrivare il giornale in tante case, ma avere un contatto costante con le persone e i problemi dell’intero quartiere.
L’organizzazione era curata dai compagni più esperti, con i mitici Paolo Guffanti e Angelo Magistrelli a dirigere le operazioni e l’impegno per tutti era di una domenica mattina ogni tre.
Venivano formate quattro o cinque squadre che scendevano di buon mattino in sezione, facevano colazione insieme, discutevano di politica, prendevano le copie di competenza, uscivano in strada e iniziavano a suonare i citofoni delle persone che aspettavano il giornale.

Una di queste squadre era composta dai giovani della sezione, che erano la preoccupazione dei militanti più anziani perché il sabato sera si usciva in compagnia e si faceva tardi. Non sempre alla mattina di domenica la squadra si presentava al completo, perché qualcuno stava smaltendo i postumi della febbre del sabato sera, provocando l’apprensione di Paolo Guffanti che non mancava di far rimarcare la necessità di una militanza più seria. Il rimbrotto bonario era assicurato, anche perché sapeva benissimo che i presenti avrebbero comunque coperto i “giri” degli assenti.

Non si andava a caso ma vi erano gli elenchi degli “abbonati” che attendevano non solo l’Unità ma il contatto con la persona che la portava: un breve saluto, uno scambio sulle notizie dei fatti avvenuti in settimana e l’invito ad approfondire leggendo il giornale. E qualche volta un caffè e una chiacchiera più lunga, un supporto e uno scambio di idee sulle vicende personali.

Ogni domenica, nel quartiere, si vendevano più di duecento copie e in occasione del 25 aprile e 1° maggio la diffusione saliva a mille copie, con tutti gli attivisti mobilitati per la diffusione. L’Unità, quindi, non era solo lo strumento per dare informazioni che il resto della stampa e la TV non davano, ma soprattutto era il modo per tenere uniti militanti, iscritti e i simpatizzanti e mantenere la comunità viva, cosciente del proprio ruolo nella lotta per una società migliore e più giusta.

Guglielmo Landi

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