La storia della sinistra e del Paese, dentro quella del giornale l’Unità

“A salario di merda, lavoro di merda!” Non è satira, non è Cuore, non è il Vernacoliere. È un titolo a tutta pagina de l’Unità clandestina, nel gennaio del 1928. Quel che segue è l’invito, rivolto agli operai, a scioperare, per protestare in massa contro una riduzione degli stipendi durante il regime di Mussolini.

Nel centenario della fondazione del giornale fondato da Antonio Gramsci che fu organo del PCd’I e poi del PCI, sono usciti quasi in contemporanea due libri che meritano di essere letti.

La prima pagina citata compare, insieme a molte altre, fotografata su “Casa per casa – l’Unità, una storia centenaria” di Franca Chiaromonte e Graziella Falconi (edito da All Around per la Fondazione Paolo Murialdi). Un excursus su un secolo di storia patria dal punto di vista di un partito, e poi di una parte importante della sinistra, attraverso scelte giornalistiche e titoli che la dicono lunga.

Il testo è una trattazione rigorosa che parte esattamente dall’inizio, quel primo numero con il nome proposto da Gramsci nel solco dell’Unità di Salvemini, il 12 febbraio del 1924. E si conclude alla fine, che per molti si colloca il 1° agosto del 2017, quando si chiude il sito dopo la cessazione dell’edizione cartacea, ma ha poi un’appendice di sopravvivenza o molto discussa “resurrezione” dal 16 maggio 2023, nell’omonima testata diretta da uno degli ex, Piero Sansonetti, tutt’ora in edicola. In mezzo c’è una vicenda, raccontata con i contributi di direttori e giornalisti di spicco (firme come Claudio Petruccioli, Massimo D’Alema, Michele Serra, Walter Veltroni, Antonio Padellaro) che non riguarda un solo partito, ma l’evoluzione dell’intero arcipelago della sinistra.

Un pensiero che da rivoluzionario leninista, poi stalinista, evolve verso la democrazia e una forma indefinita di social-liberalismo, a colpi di illusioni e delusioni, tutte puntualmente rispecchiate da un giornale passato dal sostegno all’idea di “fare come in Russia” alla gioia per la caduta del muro di Berlino (“Il giorno più bello d’Europa”), attraverso poi le trasformazioni da PCI a PDS, DS, PD, fino alla perdita definitiva del legame con il partito e all’avvento delle “feste de l’Unità senza l’Unità”, al contenzioso sindacale interno. Da un partito padre-padrone a un padrone-padrone, l’imprenditore Romeo, che ha tenuto fuori dalla porta tutti i giornalisti licenziati nel 2017.

Saverio Paffumi

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