Stadio Meazza ristrutturato? Entro tre mesi si decide

Cresce il movimento trasversale di opposizione alla costruzione a San Donato dello stadio del Milan. Intanto il Comune di Milano corre ai ripari e convoca i club e i tecnici di WeBuild per progettare la ristrutturazione di San Siro. Ne parlano Stefano Bianco e Natale Carapellese, presidenti dei Municipi 4 e 5

È un Milan che gioca ormai in difesa. Non sui campi di calcio, ma nella partita che si sta disputando per la costruzione di uno stadio da 70mila posti a San Donato Milanese, nell’area San Francesco. Gerry Cardinale e Paolo Scaroni, rispettivamente proprietario e presidente della squadra rossonera, hanno raccolto al momento solo una lunga serie di no al loro progetto, a parte l’amministrazione di San Donato Milanese. Al comitato No Stadio di San Donato, primo a opporsi e promotore anche di un referendum, si sono aggiunti uno dopo l’altro personalità, partiti e rappresentanti politici di tutti gli schieramenti.

Movimenti no stadio

L’associazione Borgo di Chiaravalle, che dista poche centinaia di metri dall’area interessata, attraverso un documento firmato da 18 tra associazioni e comitati, ha preso posizione contro lo stadio. Le comunità monastica e parrocchiale del borgo e il centro Nocetum hanno reso noto il loro dissenso.

I cittadini di Chiaravalle e San Donato hanno lanciato una petizione all’arcivescovo Mario Delpini, perché faccia sentire la propria voce in difesa della spiritualità e delle ricchezze ambientali e storiche del borgo e della Valle dei Monaci. Il Parco Sud appena resa nota la delibera si è opposto con un atto ufficiale.

Anche i tifosi rossoneri, che finora non si sono mai ufficialmente pronunciati, appaiono molto tiepidi rispetto alla possibilità di traslocare fuori città, se non altro per non lasciare il glorioso San Siro ai cugini Neroazzurri. Movimento di opposizione alla costruzione dello stadio a San Donato, che ha preso ulteriore slancio da quando la ristrutturazione di San Siro è tornata a essere un’ipotesi percorribile.

WeBuild, la multinazionale delle costruzioni con radici italiane, si è resa disponibile a realizzare un progetto che consenta alle squadre di continuare a giocare nello stadio durante i lavori, sciogliendo uno dei due principali nodi alla riqualificazione. Il secondo, la questione della proprietà di San Siro – secondo il sindaco Sala – potrà essere risolto con un diritto di superficie di 99 anni o con una vendita. Sullo sfondo anche la sistemazione del piazzale dello stadio e le volumetrie accessorie che hanno richiesto i club, da sempre motivo di contrapposizione. 

Le istituzioni

Palazzo Marino sta mettendo intorno a un tavolo Inter, Milan e WeBuild. In tre mesi si dovrà decidere. Sarà una partita a scacchi, ma i costi di ristrutturazione inferiori alla costruzione di un nuovo impianto, le procedure amministrative molto più semplici, le infrastrutture già pronte, il consenso generale all’operazione e il prestigio di San Siro, fanno pensare che, sciolti i nodi dei lavori e della proprietà dello stadio, la strada dovrebbe essere in discesa.

Parallelamente procede, anche se certamente indebolito, l’iter amministrativo che dovrebbe portare all’accordo di programma per la realizzazione dello stadio a San Donato, della cittadella per l’accoglienza dei tifosi e di tutte le infrastrutture necessarie.

A guidarlo, se partirà, sarà Regione Lombardia che nel merito però, per il momento non si è espressa ufficialmente. Ma il mese di aprile, con l’audizione promossa in commissione Territorio di Regione Lombardia dai consiglieri Bussolati (Pd), Di Marco (M5S) e Rosati (Verdi, Sinistra e reti civiche), dovrebbero iniziare a scoprirsi le carte. E se i consiglieri, di fronte alle parole dei soggetti coinvolti – Comune di San Donato, Comune di Milano, Città Metropolitana, Parco Sud, Comitati cittadini, Atm, Trenord e Rfi – dovessero allinearsi sulle perplessità generali, per il Milan la partita si farà ancora più dura. 

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