Emanuele Fiano «Shoah, ricordare non basta. Come ebrei siamo straziati dalle migliaia di morti a Gaza»


Emanuele Fiano con suo padre Nedo.

«Ricordare non basta. Occorre chiederci perché sia potuto accadere. La memoria è ciò che noi elaboriamo da quello che la storia ci racconta. E quella lezione di storia ci serve oggi perché i meccanismi che portarono alle terribili dittature fasciste e naziste e del totalitarismo sovietico del secolo scorso sono meccanismi sociali che potrebbero ripetersi». Uomo imponente, altezza e prestanza fisica da ex giocatore di basket, Emanuele Fiano (nato a Milano 13 marzo 1963) è un architetto e un politico, consigliere comunale a Milano dal 1997 al 2006, poi deputato del Partito democratico (2018-2022) già presidente della Comunità ebraica di Milano, ha appena pubblicato “Sempre con me. Le lezioni della Shoah” (edizioni Piemme). È figlio di un sopravvissuto all’Olocausto. Papà Nedo venne arrestato da italiani il 6 febbraio del 1944. Deportato ad Auschwitz il 16 maggio, assieme alla sua famiglia (11 persone in tutto). Fu l’unico superstite.
A un padre – amato, ferito, amaramente ironico, difficile – che non voleva che i figli sapessero perché aveva buchi nelle gambe e un alluce mozzato, né dava spiegazione su da dove venisse la fedeltà a una particolare marca di profumo. «Solo più tardi avrei scoperto che profumava di sapone Lifebuoy, il profumo del soldato nero che lo aveva preso in braccio e salvato, ormai moribondo il giorno della liberazione del lager. Quel profumo evocato dal titolo per mio padre significava la libertà”

Quale lezione ci ha consegnato l’orrore di questa pagina buia della storia?

«La Shoah ha dimostrato che gli esseri umani sono capaci di tutto, proprio di tutto, ed è per questo che essa continua ancora a interrogarci. Perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore. E invece quelle persone che si macchiarono di quei crimini spaventosi erano essere umani in carne e ossa, esattamente come noi, Uomini, non mostri né bestie. Occorre chiederci e capire come è potuto accadere, e fare in modo che non si ripeta mai più».

Lei è stato fra i promotori della creazione del Giardino dei Giusti, nato nel 2003 nel verde della collina del Monte Stella. Un memoriale a chi si è opposto ai genocidi e ai crimini contro l’umanità.

«Deve essere salvaguardata anche la Memoria del Bene. Un eroismo quotidiano, un reticolo di generosità, di gesti apparentemente semplici ma che concatenati hanno portato alla salvezza di centinaia di uomini, donne e bambini. Ricordarli fa bene a tutti noi e assicura un insegnamento alla storia che altrimenti andrebbe perduto. La memoria del Bene come antidoto contro l’indifferenza, atteggiamento diffuso nel passato ma che continua ad avere adepti nel presente, come ricorda sempre la senatrice Liliana Segre. La libertà di arbitrio nelle mani dell’uomo gli permette di compiere delle scelte, di decidere tra Bene e Male».

Lei appartiene alla Comunità Ebraica di Milano, antisemitismo: la guerra fra Israele e Hamas sta peggiorando le cose?

«Se la domanda è se ci sia una recrudescenza di antisemitismo, la mia risposta è sì. In Medio Oriente si scontrano due diritti, non un diritto e un torto. Non ci sarà mai pace finché non ci saranno due popoli e due stati. Chi vuole cancellare lo Stato di Israele ha un sentimento contro gli ebrei. Altra cosa è la critica ai governi di Israele, che è legittima. Come ebrei siamo straziati dalle migliaia di morti a Gaza».

(Intervista completa sul prossimo numero de il SUD Milano, edizione cartacea)

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