Via Valla e via Sulmona: più di 350 famiglie pronte all’acquisto. Non ancora chiara la sorte di coloro che non acquistano, né godono delle tutele riservate alle famiglie “fragili”
I dati definitivi si avranno più avanti, ma già da ora si sa che le adesioni alla vendita degli alloggi ex Enpam hanno superato abbondantemente il 50% del totale, condizione essenziale per l’applicazione dell’accordo stipulato nel marzo scorso tra la proprietà e gli inquilini. Sta quindi entrando nella fase conclusiva questa vicenda iniziata nel 2022, quando Enpam, Ente nazionale di previdenza e assistenza medici, cedette parte del proprio patrimonio immobiliare al fondo americano Apollo Global Management. Coinvolti, vi sono, alcuni complessi immobiliari nei Comuni di Milano (via Valla, via Forni e via Sulmona), Vimodrone (via XV Martiri) e Basiglio (via Romano Visconti e via Rio Nuovo). Nel sud Milano gli edifici di via Valla (150 alloggi) e via Sulmona (549 alloggi) sono tra quelli che hanno raggiunto e superato la barriera del 50%. Questo, al momento in cui scriviamo, pare essere l’unico dato certo anche se ancora non precisato.
Mancano però i dati più significativi, che riguardano due categorie di inquilini: il numero di quelli che potranno godere delle tutele contemplate nell’accordo e, soprattutto, il numero di coloro per cui non è prevista alcuna tutela e che perciò saranno sfrattati. Se i primi avranno davanti cinque anni per trovare una sistemazione alternativa, per i secondi il tempo preme. Per questi ultimi i sindacati degli inquilini rivolgono ai comuni un appello perché facciano la propria parte, fornendo una casa a chi non è nelle condizioni di affittarne una a canone di libero mercato, né tanto meno di acquistarsela.
Pur apprezzando, in questo caso, lo sforzo che tutte le parti in causa hanno fatto per tutelare gli inquilini in condizioni più disagiate (ricordiamo che è il primo accordo del genere stipulato con un fondo d’investimento privato), è tuttavia in questo frangente che si manifesta il nodo di fondo che richiede, e non da oggi, di essere sciolto. Vale a dire se è lecito che fondi speculativi (ma il discorso vale per qualsiasi altro soggetto che operi con gli stessi intenti) agiscano sulla pelle dei cittadini, senza curarsi delle conseguenze sociali delle proprie azioni, scaricandole anzi sul settore pubblico. Si sente spesso sostenere che il mercato non può essere lasciato a sé stesso senza regole. Appunto! E come spesso accade, il grande assente è la politica, che dovrebbe dettare regole e limiti, e non andare e rimorchio degli eventi. Per lo meno stavolta, la mobilitazione degli inquilini, dei sindacati e delle istituzioni, e la disponibilità della proprietà, ha evitato il peggio, riuscendo a negoziare alcune tutele per i meno abbienti. Comunque, torneremo a parlare di questa situazione con maggiore cognizione di causa quando saranno noti i dati definitivi.
L’accordo per chi rimane in affitto
L’accordo siglato tra Sunia, comitati inquilini, Comune/Municipio e InvestiRE prevede per gli over 70 con reddito lordo annuo complessivo inferiore a 35mila euro e Isee inferiore a 26mila euro il rinnovo dei contratti di locazione per un periodo di 3 anni più altri 2 di proroga, al canone attualmente corrisposto maggiorato del 10%. Stesse condizioni per i nuclei familiari con la presenza di un componente con invalidità superiore al 66%; per nuclei familiari con un minore invalido; e per un massimo di 40 nuclei familiari (su tutti i 1.500 alloggi dell’intero patrimonio ex Enpam) con reddito Isee inferiore ai 35mila euro, su tutto il patrimonio.
Mentre per gli over 70 con reddito Isee compreso tra i 26mila e i 35mila euro sarà concesso il rinnovo del contratto (3+2 anni) con aumento del canone del 20%.
Per tutti gli altri inquilini, al momento, non sono previste condizioni particolari.