“Schiacciati”

È il titolo dell’editoriale del numero di settembre del nostro periodico il SUD Milano. La perplessità per il titolo, nudo e crudo, in redazione svanisce quando l’11 settembre avviene l’ennesimo incidente lungo l’alzaia Naviglio Pavese, in cui una ciclista è tamponata da un’auto e lotta fra la vita e la morte. Secondo gli studi, c’è un rapporto proporzionale fra morte e velocità: un pedone investito a 30 km/h sopravvive nel 90% dei casi, a 50 km/h nel 60% .

Foto di Valeria Venturin

Vedo le strade con gli occhi e il cuore di chi si muove in bici, principalmente. È che ho anche la patente e mi capita di muovermi in motorino, in macchina, con un furgone. Spesso a piedi. Non ho un punto di vista univoco ma sfaccettato e completo. Il minuto di silenzio, davanti a Palazzo Marino, mi fa precipitare in un’atmosfera surreale. Abbiamo bloccato piazza Medaglie d’Oro, siamo partiti, tutti in bici, da corso di Porta Romana, abbiamo attraversato scampanellando tutta via Larga, piazza Duomo, via Santa Margherita per arrivare in piazza della Scala e urlare tutto il nostro sgomento, il nostro dolore, la nostra incapacità a rassegnarci davanti all’ennesima morte sulla strada.

La mattina del 29 agosto 2023, Francesca è uscita di casa, si è chiusa la porta alle spalle e non la riaprirà mai più. Aveva ventotto anni. Aveva i sogni, le aspirazioni, i desideri e le aspettative di una giovane donna. Aveva tutta la vita davanti. Si è spenta sull’asfalto, raffreddato dalle ultime piogge di una strada milanese che non ha pietà per chi le passa sopra con leggerezza. Ad avere ancora meno pietà è chi ha in mano le leve per cambiare le cose e non le usa. Chi si gira dall’altra parte facendo finta che ci sia ben altro di cui occuparsi, chi non prende posizione perché l’ignavia ti permette di cadere sempre in piedi.

A destare perplessità sono gli insorti a fronte della proposta del gennaio scorso del consigliere comunale Marco Mazzei di istituire a Milano intere zone a 30 km/h in perfetta coerenza con le strategie che hanno adottato, o stanno adottando, tutte le metropoli europee. Nonostante gli studi che dimostrano come le probabilità di morire o riportare gravi ingiurie aumentino con l’aumentare della velocità dei mezzi, c’è qualcuno a cui poco importa dell’incolumità dei cittadini. 

Gli studi dicono che un pedone coinvolto in un incidente a 30 km/h sopravvive nel 90% dei casi circa, mentre a 50 km/h le probabilità di sopravvivenza si riducono al 60% e via così, con un rapporto proporzionale fra morte e velocità. Quell’orrida narrazione, secondo cui chi si muove in bicicletta lo fa solo per divertimento, viene quotidianamente smentita dai dati che vedono sempre più studenti e lavoratori percorrere la tanto vituperata ciclabile di corso Buenos Aires (si parla di circa 10.000 bici al giorno che di sicuro non compaiono e svaniscono in quel tratto di strada). Quest’anno sono stata a un numero inquietante di presidi, quasi sempre in seguito a una morte violenta. Solo nel mese di agosto sono stati tre, il 4 eravamo all’angolo fra viale Umbria e via Colletta dove un ragazzo di 18 anni, che camminava sul marciapiede con i genitori, è stato schiacciato contro un palo da un’auto ed è morto in seguito alle ferite. Il 29 agosto in viale Caldara per commemorare Francesca, schiacciata da un camion insieme alla sua bici vintage da corsa. Il 30 agosto in corso XXII Marzo dove una smart si è cappottata colpendo un palo che a sua volta ha abbattuto una ciclista.

Il 2023 è iniziato con una manifestazione il 23 gennaio in via Galvani 24 angolo via Melchiorre Gioia, intitolata Proteggimi (era alla terza edizione) per creare una catena umana a protezione della pista ciclabile spesso resa impraticabile da automobilisti che sostano abusivamente mettendo in pericolo l’incolumità dei ciclisti. Purtroppo, subito dopo, il 4 febbraio ci siamo trovati in viale Brianza dove una donna di 38 anni era appena finita sotto un camion perché l’autista “non l’ha vista”.

Mentre aspettiamo con trepidazione che qualcosa si muova, magari con la stessa velocità con cui sfrecciano le auto in ogni strada in cui non c’è l’autovelox, ci auguriamo che non sia più necessario trovarsi a presidiare incroci in cui nelle ore precedenti qualcuno ha perso la vita. Le strategie per intervenire in modo da rendere più sicura e agibile la città da parte dei cosiddetti utenti deboli ci sono e sono molteplici.

Il Comune prova a fermare la strage sulle strade
Sicurezza stradale Sensori per i camion e autovelox per limitare la velocità
Da ottobre i camion sopra le 3,5 tonnellate dovranno aver installato o comprato i sensori che avvisano se c’è qualcuno negli angoli nascosti agli specchietti retrovisori. Una mancanza di visibilità che è responsabile di almeno il 10% degli incidenti stradali. Per limitare poi la velocità dei veicoli, prima causa di morte in strada, saranno installati entro l’anno autovelox in via Fermi e Famagosta. Allo studio altre 14 telecamere in altrettante vie a veloce scorrimento.

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