Sicurezza: più atti concreti meno demagogia

I dati resi noti solo un mese fa dalla questura di Milano sono inequivocabili. In Città metropolitana, dopo molti anni di sostanziale stallo se non di diminuzione,sonoinaumento i reati di strada. Risultano in crescita in modo significativo rapine, aggressioni e reati a sfondo sessuale sulle donne. Chi si trova in prima linea, come magistrati, forze dell’ordine e operatori sociali, denuncia unanimemente un’esplosione di violenza e di brutalità gratuite.

I fatti di cronaca di questi ultimi mesi confermano quanto dicono i numeri. I quartieri più vulnerabili della città, come quelli periferici , sono ancora più esposti a questi fenomeni. Il rischio concreto è che sprofondino in una situazione di illegalità diffusa, costringendo gli abitanti a convivere con una costante sensazione di insicurezza.

Le cause di questa situazione sono molteplici. Aumento delle povertà così come del lavoro precario e sottopagato, difficoltà nel trovare casa per chi non ha buona disponibilità economica, malessere giovanile diffuso, ingigantito dalla pandemia, un accesso alla sanità pubblica e alle cure sempre più problematico, una giustizia e un sistema penale al collasso, che ha difficoltà a punire chi delinque e ancor più a recuperare chi ha sbagliato, un senso di frustrazione e pessimismo diffuso e molto altro ancora. Problematiche estremamente complesse, che richiedono analisi approfondite, risorse adeguate e azioni concrete di diverso tipo, su più livelli e, spesso, tempi di attuazione lunghi. Ma soprattutto, per poter sperare di sortire effetti duraturi, richiedono che tutte le istituzioni siano coinvolte e agiscano coordinandosi, svincolate una volta per tutte, almeno su un tema così centrale per la qualità della vita dei cittadini, dalla morsa demagogica e dal facile scaricabarile che hanno imperversato sulla scena politica in questi ultimi decenni.
Il Gratosoglio in questo è un esempio e sarà un banco di prova significativo. Il primo urgente intervento non può che essere un corposo potenziamento della presenza delle forze dell’ordine in quartiere e lo sgombero e la messa in sicurezza dell’ex Cartiera Cederna. Parallelamente deve però partire subito un programma di riqualificazione e lotta all’abusivismo nell’intero quartiere, in particolare nelle case Aler, da decenni abbandonate a sé stesse. Così come è necessario lanciare un robusto piano culturale e sociale, che sostenga tutti i soggetti che operano in questi campi. Scuole, teatri e centri sportivi devono diventare eccellenze. È inaccettabile che strutture come il Centro Carraro o il teatro Ringhiera siano chiuse da così tanti anni.

Per fare tutto questo ci vogliono idee e capacità di trasformarle in realtà. E poi soldi, che devono arrivare da Stato e Regione, gli unici soggetti con risorse adeguate e responsabilità specifiche su temi così importanti.

A questi già difficili problemi da affrontare si aggiunge quello della massa di persone che cerca di arrivare in Europa, perché scappa da guerre e povertà. Il mondo in cui viviamo, per usare la definizione del sociologo Zygmunt Bauman, è ormai “liquido”. Non esistono più barriere, viviamo in un sistema di vasi comunicanti e di interdipendenza a tutti i livelli. Pensare o forse solo evocare la possibilità di fermare le persone, che come le merci, i soldi e le idee, si muovono da un capo all’altro del mondo, ristabilendo i confini e riesumando concetti anacronistici come quelli di Stato-nazione non solo è velleitario, ma è anche pericoloso perché crea i presupposti per l’insorgere del conflitto sociale e, in casi estremi, di movimenti xenofobi. Così come è assurdo, oltre che controproducente, per gli stessi motivi, pensare di aprirsi al mondo senza un progetto.

Si tratta chiaramente di una questione che nel suo complesso non può essere affrontata da un solo Stato e tantomeno da una sola città. Possiamo però, per riprendere il pensiero del grande sociologo polacco, fare uno sforzo creativo per collocare le nostre idee di futuro non in un sogno di “una società buona del passato” che non esiste più e probabilmente non è mai esistita, ma in un futuro, inteso come un luogo da costruire, abitare e difendere, con nuove idee e nuovi strumenti.

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