Porta Romana – Dopo il successo all’ultimo Fuorisalone, la famiglia Morandino presenta il proprio marchio Ganci.

Nello showroom con laboratorio (quasi) centenario, tutto milanese, richiesto da designer e grandi firme, si lavorano ancora a mano i metalli preziosi e si insegna agli studenti l’arte del cesello.
«Lo so che abbiamo un’ottima fama nel mondo dei produttori perché produciamo ancora oggetti di grande qualità. E di grandi difficoltà. Tanto che a me e ai miei fratelli, ridendo, viene da commentare: “Ma a noi arrivano tutte le proposte impossibili”».
Giovanna è una dei quattro Morandino (il quinto fa l’ingegnere) che lavorano nell’impresa di famiglia, la Ganci Argenterie a Porta Romana: 100 anni nel 2026, è identificata dal punzone 110 Mi: «Vuol dire che siamo la centodecima azienda produttrice di argenteria più vecchia di Milano. È stato mantenuto sia il nome del fondatore sia il punzone originale quando il nonno, socio del signor Ganci, la rilevò nel 1960».

Pezzi estrosi e complessi…
In un cortile interno, nascosto in via Altaguardia 8, si è accolti con grande gentilezza nello show room di 450 mq in cui domina l’armatura d’argento, copia di un modello rinascimentale, cesellata a mano per il nonno Giuseppe, il capostipite.

«Nel nostro laboratorio cerchiamo di realizzare al meglio le richieste più varie e complesse, su ordinazione e su misura». Per esempio due copertine di malachite, con angolari in argento e pietre preziose, per rivestire il Corano più grande del mondo, 220 x 150 cm, esposto poi nella moschea di un paese dell’ex Unione Sovietica. Lo splendido servizio da tè volato a Buckingham Palace come dono di un committente molto speciale. I bassi, sofisticati tavolini di rame martellato e dalla morbida sagoma curvata e modellata a mano, prodotti per una grande firma del design. L’ultimo pezzo impossibile è Moonlander, il più fotografato della mostra Doppia Firma, organizzata a Villa Mozart durante l’ultimo Fuorisalone di Milano dalla Fondazione Cologni Mestieri d’Arte, che seleziona soltanto altissimo artigianato.

«Siamo stati scelti dal designer belga Job Smeets per realizzare un oggetto iconico – racconta Giovanna Morandino –. Ha interpretato un nostro samovar trasformandolo in navetta lunare, con tanto di scaletta e parabola, ispirandosi alla teiera strumentalista di Malevich. Difficilissimo di realizzare. Ma alle sfide impossibili siamo abituati da sempre».
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Il bello di questo laboratorio eccellente però è la semplicità e la naturalezza con cui i fratelli Morandino ricevono ogni cliente, presentando la ricca produzione. Si trova di tutto: dal piattino da 20 euro ai servizi di posate; dai vassoi ai piatti da portata in tutti gli stili, Barocco, Luigi XVI, Impero, ai più semplici e lisci, alla svedese.
Non tutto è d’argento; molti oggetti sono in silver plated – ottone argentato – meno costosi ma anch’essi lavorati squisitamente.

I Morandino spiegano i metodi di realizzazione: la lastra di metallo tornita a mano, la fusione a cera persa, oggi con modelli di gomma ma procedimento uguale, la saldatura dei diversi elementi, la cesellatura dei dettagli più fini e la lucidatura finale: ci vuole una grandissima manualità, la capacità di capire e adattarsi alle diverse lavorazioni per il modello da realizzare, liscio o cesellato.
Eccellenti: gli stage per i ragazzi
Consapevoli del know-how maturato nei decenni, gli argentieri hanno iniziato una collaborazione con la Scuola professionale Galdus, organizzando stage per gli studenti.
«I ragazzi arrivano spaesati perché non c’è una sufficiente comunicazione su questa professione, ma presto se ne innamorano. Alcuni sono artigiani nati, dal cervello finissimo. Perché l’artigiano ha l’intelligenza nelle mani, ma che parte dalla testa: ogni giorno deve risolvere problemi concreti, trovare la soluzione. Per creare una teiera sono necessarie svariate capacità artigianali, tutte di grandissimo valore: ci vuole chi sappia tornire e plasmare il metallo creando i diversi elementi, e chi con altrettanta intelligenza li monti e li saldi alla perfezione, e poi chi sa cesellare, e pulire ad arte».
l messaggio ai giovani? Un bravo cesellatore è molto richiesto e potrebbe lavorare anche in proprio con notevoli soddisfazioni. Non è solo la capacità artigianale che richiama la clientela in questa manifattura (quasi) segreta, più nota ai grandi marchi di argenteria stranieri – dai quali arrivano importanti commissioni – che al pubblico milanese. Qui, per la naturale riservatezza dei proprietari, si arriva soprattutto grazie al passaparola che suggerisce l’indirizzo di via Altaguardia per competenza e disponibilità.
E non solo per gli acquisti. C’è chi ha ereditato l’argenteria di famiglia e se ne vuole liberare: i Morandino esaminano, consigliano, cambiano. C’è chi vuole completare il servizio di posate: qui, nella linea di nove stili di posateria, trovano i pezzi mancanti. E poi si fanno valutazioni, restauri, riparazioni, riargentature, consulenze.
Giovanna Morandino sa bene come funziona il passaparola: «“Vai lì perché sono onesti, competenti, disponibili” – chiosa –. “E puoi scegliere con calma”. Ma questo, cresciuti alla scuola di famiglia, per noi è scontato».
di Isa Bonacchi