Non cessa l’emergenza medici di base sempre più introvabili. Flop del bando di Regione Lombardia. A Milano servono 565 dottori, ma ne arrivano 17, pari al 3% dei posti vacanti. Particolarmente penalizzato il sud Milano
di Silvia Sperandio

Sono diciassette i nuovi medici di famiglia in arrivo a Milano in questi giorni. È il bilancio dell’ultimo bando regionale pubblicato il 26 marzo scorso, con scadenza 15 aprile, per coprire i posti vacanti di assistenza primaria. Cifre alla mano, solo per la città di Milano, il bando ha previsto un totale di 565 incarichi disponibili per medici di base. Si tratta dei posti lasciati scoperti dai titolari, molti dei quali sono andati in pensione negli ultimi tempi, mentre pochi neolaureati hanno deciso di intraprendere questo percorso professionale. Il risultato è che oggi i medici di medicina generale, soprattutto in alcune aree, sono quasi introvabili. Al punto che solo il 3% dei posti vacanti (17 su 565) sono stati assegnati. Una goccia nel mare, vista la carenza di dottori e dottoresse di base in città e dintorni. La situazione è ancora più critica nella periferia extraurbana, dove i posti messi a bando sono 590: di questi, 287 a sud est di Milano, 111 a nord e infine 192 a ovest. Per un totale di 1.155 posti vacanti tra Milano e hinterland. Mentre in tutta la Lombardia, mancano all’appello addirittura 4.217 dottori.
«La mancanza di medici di medicina generale è una criticità che esiste da anni – commenta Galdino Cassavia, già direttore del Dipartimento di Cure Primarie di Ats Milano – e le cause sono molteplici. Tra queste, il fatto che il numero chiuso a Medicina non ha tenuto conto la crescente domanda di camici bianchi, che peraltro era prevedibile da decenni. E poi va detto che la figura del medico di famiglia è sempre meno attrattiva per un neolaureato. Né potrebbe essere altrimenti, considerando che il corso di formazione in Medicina generale viene remunerato meno della metà rispetto alle altre specialità».
Dove apriranno i nuovi ambulatori a Milano città? È perlopiù il centro storico ad attrarre le scelte. In pole position il municipio 1, dove 35 posti sono stati messi a bando e due medici hanno aderito consentendo di coprire quasi il 6 per cento degli incarichi vacanti. Anche il municipio 4, con tre adesioni riuscirà a coprire il 5,08% degli incarichi pubblicati. E così pure il municipio 3, con due nuovi medici, coprirà il 4% dei posti banditi.
Nel municipio 2, si contano due nuove adesioni di dottori di base (pari al 2,6% dei posti vacanti). Negli altri municipi, invece, la situazione è a macchia di leopardo.
In particolare resta critica nelle zone sud e sud-ovest della città. Un solo nuovo medico arriverà infatti nel municipio 5, dove mancano 55 medici, e sarà coperto dunque solo 1,8% dei posti pubblicati. Un medico aprirà l’ambulatorio nel municipio 6 (colmerà solo l’1,6% degli incarichi messi a bando) e un solo medico arriverà nel municipio 7, fanalino di coda, con 74 medici di base mancanti all’appello: il nuovo incarico coprirà solo l’1,3% dei posti disponibili. Migliori le adesioni invece a nord ovest della città (municipio 8) con tre nuovi dottori che andranno a coprire il 3,8% dei posti vacanti. Infine due medici arriveranno nel municipio 9, a nord della città, dove attualmente mancano 78 medici e verrà coperto il 2,5% delle carenze.
«Questi dati confermano ciò che accade da tempo, ossia la maggiore attrattività del centro città rispetto alle periferie – commenta ancora Galdino Cassavia –. Da sempre, i quartieri centrali sono molto ambìti dai nuovi dottori perché ritenuti migliori per le condi- zioni di lavoro, ma soprattutto più sicuri dal punto di vista dell’ordine pubblico rispetto ad altre zone dove le aggressioni si sono molti- plicate. In alcuni casi la situazione è ormai fuori controllo. Non stupisce che soprattutto le donne rinuncino ad incarichi che mettono a rischio l’incolumità personale».
Un deficit di assistenza che difficilmente sarà risolto nei prossini anni

Sono un’enormità, quei 565 posti vacanti a Milano di assistenza primaria (si veda l’articolo sopra), e forse è un record anche la scarsa adesione dei medici di famiglia, il 3%, al bando regionale.
Va detto che quella cifra non definisce la “carenza” effettiva di dottori di base, ma i posti messi a bando, che sono almeno il 20% in più del fabbisogno.
Questo per due motivi. Da un lato gli “ambiti carenti” vengono calcolati in base al cosiddetto “rapporto ottimale” di un medico ogni 1.200 assistiti, oggi ampiamente sottostimato. D’altro canto, il bando si riferisce al “ruolo unico” di professionista di assistenza primaria, che da quest’anno, con il nuovo Accordo collettivo nazionale, comprende sia il medico di base che la guardia medica. L’attuale carenza nel capoluogo lombardo, spiegano i tecnici, è dunque quantificabile intorno alle 450 unità. Un deficit comunque grave per l’assistenza territoriale, ma anche per le future Case di comunità oggi disertate dai medici di base, nate per evitare il collasso dei pronto soccorso.
Una nota positiva è il fatto che 600 neolaureati abbiano fatto domanda per le 390 borse di studio regionali del Corso di formazione in Medicina Generale per il 2025-2028. Non è detto che tutti si presentino all’esame di ammissione tra qualche mese. Quello che è certo, invece, è che queste borse non risultino attrattive dal punto di vista economico: si tratta di circa 800 euro mensili (11.603,50 euro lordi l’anno) mentre le specialità ospedaliere garantiscono almeno il doppio.
Silvia Sperandio