Alle Gallerie d’Italia la vita da diva della Callas in 91 scatti: la carriera, La Scala, gli amori

«Sono nella musica che canto», diceva, «Cantare, per me, non è un atto d’orgoglio, ma solo un tentativo d’elevazione verso quei cieli dove tutto è armonia». Diva dell’opera, assoluta, insuperata, Anna Maria Cecilia Sophia Kalogheropoulou, in arte Maria Callas, ha donato forza espressiva senza pari alle eroine del melodramma.

In occasione del centenario della nascita (il 2 dicembre, la data è però avvolta nel mistero, lei preferiva il 4 dicembre e festeggiava quel giorno, a New York, dove il padre, immigrato greco, conduceva un negozietto di droghiere-farmacista), alla celebre soprano che ha legato in maniera indissolubile la sua vita alla città meneghina con le sue memorabili interpretazioni al Teatro alla Scala negli anni dei trionfi 50-60, Milano rende omaggio con la mostra fotografica “Maria Callas. Ritratti dall’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo” a cura di Aldo Grasso, allestita alle Gallerie d’Italia (visitabile fino al 18 febbraio). 91 scatti (selezionati tra le oltre 1.500 fotografie che conserva l’archivio dell’agenzia) rigorosamente in bianco e nero ritraggono la “divina” in un arco cronologico che segue gli anni più significativi della sua carriera, nei suoi passaggi a Milano ma non solo.

Come una diva del grande schermo, Maria Callas era perennemente pedinata e ritratta ovunque andasse, complice anche una vita sentimentale quantomeno tormentata, che contribuiva ad alimentare il clamore mediatico dei grandi rotocalchi popolari e dei cinegiornali. Il marito (e impresario) Gian Battista Meneghini, ventotto anni più di lei, poi il ricco armatore greco Aristotile Onassis di cui si innamora perdutamente nell’estate del 1959, durante una crociera nel Mediterraneo sul suo enorme e lussuosissimo yacht Christina. Nemmeno tre settimane e Maria romperà il matrimonio con Meneghini per Onassis, che poi la lascerà per sposare Jackie, la vedova di Kennedy. Evento di cui pare Maria venne a conoscenza dai giornali. Fino all’incontro speciale con Pier Paolo Pasolini sul set di Medea nel 1969, e la storia di un amore tanto potente e profondo quanto impossibile.

In ogni foto della mostra Callas è elegante, magnetica. I suoi grandi occhi scuri, profondi ed espressivi, i cappelli e le velette che incorniciavano il largo sorriso e lo sguardo magnetico. Fragile e tragica. Raggiante. Furiosa. Annoiata. Divertita o anche ferocemente infuriata, rabbiosa, amara. Sempre Divina. Con quel corpo che ha saputo addomesticare, trasformandolo fino ad acquisire una fisicità da indossatrice, dopo un’adolescenza e una prima giovinezza in sovrappeso. Complice anche una prodigiosa e misteriosa perdita di peso (in circa due anni, da oltre 90 chili a poco più di 60), Maria Callas si era trasformata anche in una affascinate icona di eleganza. Amava il turchese, verde smeraldo e nero; in inverno le pellicce, su tutte il cincillà; sciarpe e scialli da drappeggiare. I gioielli, la sua passione.


Maria Callas riceve un mazzo di fiori da Valentino Bompiani, al ristorante Savini, la sera della Prima de La Vestale di Gaspare Spontini. Alla sua sinistra il regista Luchino Visconti, a capo tavola il marito Giovanni Battista Meneghini, a sinistra del quale è seduto il soprintendente del Teatro alla Scala Antonio Ghiringhelli, Milano, 1954. Foto Franco Giglio.

Il rapporto con Milano

Nel febbraio del ’50 la Tebaldi si ammala e alla Scala interviene Maria come sostituta per Aida. Il 7 dicembre 1951 aprirà la stagione alla Scala con i Vespri Siciliani. Seguono anni di trionfi. I suoi spettacoli entrano nella leggenda sotto la regia di Luchino Visconti, Callas conquista la Scala, è la regina di Milano. Abitava in un’elegante villetta in via Buonarroti 40 che la soprano arredò con cura, scegliendo pezzi d’arte, mobili antichi, tendaggi raffinati e quadri d’autore (dopo la demolizione dell’elegante villetta – sostituita da una palazzina abbastanza anonima, a ricordarlo è stata apposta una targa commemorativa). Leggenda vuole che finì, in “un falò” il suo intero guardaroba, proprio nel giardino della casa milanese, quando pose fine al matrimonio con Giambattista Meneghini, conosciuto a Verona, dove era arrivata da New York, per cantare nella Gioconda di Ponchielli, nell’agosto del 1947, senza un soldo e con i soli vestiti che aveva addosso (come lei stessa amava raccontare venne in Italia viaggiando su una nave commerciale e a Napoli, dove sbarcò, le rubarono la valigia).

Ad aprire e chiudere l’esposizione sono proprio due scatti assolutamente scaligeri. La prima foto, del 1° dicembre 1954, la ritrae insieme ai tre grandi direttori d’orchestra Arturo Toscanini, Victor De Sabata e Antonino Votto durante una delle prove della Vestale di Gaspare Spontini, l’ultima è del 7 dicembre 1970 e rappresenta il suo ritorno alla Scala, come spettatrice, accanto alla figlia di Toscanini, Wally, per la prima de I Vespri siciliani di Giuseppe Verdi con cui aveva aperto la sua prima stagione scaligera nel 1951.


Dietro alle quinte: Franco Corelli e Maria Callas alla prima dell’opera Poliuto di Gaetano Donizetti al Teatro alla Scala; in secondo piano da sinistra Nicola Zaccaria ed Ettore Bastianini, Milano, 7 dicembre 1960.

Nel mezzo, ecco Callas passeggiare per le vie del centro Milano, a provare abiti e cappelli nell’atelier in via Sant’Andrea di Biki, la sarta dell’alta società meneghina, nipote di Puccini. Ritratta nella sua abitazione con la fida segretaria e poi ancora alla Stazione Centrale, mentre scende con uno smagliante sorriso dalla carrozza del treno, indossando una vistosa pelliccia di visone accolta dal flash dei paparazzi. All’arrivo da Los Angeles all’Aeroporto di Malpensa (4 dicembre 1958) e poi ancora ritroviamo Maria al ristorante, dopo lo spettacolo, seduta a fianco di Luchino Visconti, e poi a braccetto con il marito, davanti alla loro abitazione milanese. Con il sovraintendente Antonio Ghiringhelli, Elsa Maxwell e Giovanni Battista Meneghini al Ristorante Savini, (31 maggio, 1957), il suo tavolino preferito, il numero 7 con vista sulla Galleria. E ancora, una Maria innamorata e l’armatore Onassis mentre si salutano all’aeroporto di Bresso (4 settembre 1959 con quei cappelli a tesa larga) mentre esce dal Tribunale di Milano per discutere la vertenza di separazione legale da Meneghini (14 maggio 1962) .

La sua vita finirà in solitudine e nel mistero a Parigi, in un appartamento di Avenue Georges Mandel, il 16 settembre 1977. Il referto medico indicò l’arresto cardiaco, forse favorito da farmaci che le servivano dormire. Negli ultimi anni intorno a lei si era fatto il deserto: l’ultima tournée concertistica insieme al tenore Giuseppe Di Stefano si era conclusa nel 1974 in Giappone. Callas continua però a vivere nel suo Mito. E nel rapimento che ancora oggi suscita l’ascolto della sua voce. Quella a voce inconfondibile, divinamente umana, che è anima e non solo uno strumento, a cui non facciamo che ritornare incantati, disarmati, rapiti. La sua voce è ancora nell’ aria, scriveva Pier Paolo Pasolini in una delle poesie le ha dedicato: “Per me c’è un vuoto nel cosmo/ un vuoto nel cosmo/ e da là tu canti”.

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