L’America di How in piazza Abbiategrasso

Partito dal Bangladesh nel 2009, da un paio d’anni ha una bancarella di vestiti accanto al metrò

Piazza Abbiategrasso è quasi sempre affollata. Le persone entrano ed escono freneticamente dalla metropolitana; c’è chi aspetta le linee urbane presenti in zona, guardando lo smartphone, l’orologio o leggendo un libro o un giornale. Dalle 7 fino alle 19 c’è anche Howlader Sohel, tutti lo vedono ma nessuno sa chi sia, se non che è un venditore ambulante, che ha una bancarella di vestiti all’angolo della piazza.

Howlader ha 33 anni ed è fuori dal Bangladesh da 14. Un giorno di molti anni fa, parlando con suo padre, gli disse della sua voglia di andare via da Bhaluka, il piccolo paese dove abitava, per vedere cosa c’era oltre l’orizzonte, per aiutare sé stesso e, soprattutto, la sua famiglia. How, come lo chiamo i suoi parenti e amici, è il quarto figlio di otto, quattro maschi e quattro femmine.
 Un giorno, nel 2009, preparò una piccola borsa e lasciò la sua comunità per andare nella sua “America”. Non immaginava però un viaggio così lungo ed estenuante: da Bhaluka a Chittagong; poi a Dubai, quindi in Oman, in Iran, in Turchia e infine in Grecia: erano già passati otto mesi. Howlader decise di rimanere lì per un po’ a trovare fortuna. Purtroppo, la sorte non era con lui: senza contatti e documenti gli fu quasi impossibile trovare lavoro. Fu così che decise di partire ancora una volta: dalla Grecia alla Macedonia, poi in Serbia, in Ungheria e finalmente, nel 2012, in Italia.

Howlader, come lui stesso ci racconta, ha avuto la fortuna di aver gli zii presenti nel Belpaese dal 2006. Da quando How è arrivato ha iniziato a lavorare con loro, aiutandoli nelle bancarelle dei mercati. Essendo giovane, ha imparato in fretta il mestiere e, anno dopo anno, ha accresciuto il desiderio di intraprendere un’attività in proprio, pur sapendo che non era ancora il momento perché doveva sistemare la sua situazione migratoria.

How infatti è rimasto per quasi 12 anni senza permesso di soggiorno; non aveva la possibilità di ottenere la licenza di venditore ambulante e nemmeno di partire per andare a visitare i genitori, famiglia e amici. La sua condizione è cambiata grazie alla sanatoria del 2020. L’anno scorso, finalmente, è riuscito ad avere il suo permesso di soggiorno per due anni. Con tutti i documenti in regola, per prima cosa How ha aperto la sua attività commerciale e, subito dopo, è partito per visitare i suoi cari nel Bangladesh.

Con una espressione di felicità e tristezza allo stesso tempo, Howlader racconta che questo agosto è riuscito a tornare nella sua città; ha visto che sua madre e suo padre non erano come prima, erano invecchiati, ma, come dice lui, «una cosa non è cambiata, il loro amore». Le Nazioni Unite hanno proclamato il 18 dicembre Giornata internazionale del migrante. Noi abbiamo voluto narrare la storia di Howlader. Probabilmente è il racconto di milioni di persone in costante viaggio, alla ricerca di quella che molti di loro considerano la loro “America”.


Bengalesi d’Italia

Secondo il rapporto annuale 2021 del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali sulla presenza dei migranti, in Italia la comunità bengalese ha conosciuto una rapida crescita: tra il 2002 e il 2021 è quintuplicata passando da 22mila a 138mila persone regolarmente presenti.

I primi flussi dal Bangladesh verso l’Italia risalgono agli anni Novanta del secolo scorso e hanno visto quali protagonisti principali due tipologie di migranti: da un lato giovani celibi, con un buon livello di istruzione, alla ricerca di una possibilità di migliorare la propria condizione attraverso l’impiego (seppur dequalificato) in Italia; dall’altro, uomini adulti orientati a sostenere, attraverso le rimesse di denaro, le proprie famiglie in Bangladesh.

Testo e foto di Belen Espejo Camacho


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