Secondo itinerario di domenica 1° ottobre (ritrovo alle 9,45 al Parco Ravizza) che percorrerà i borghi di Morivione, Castellazzo, Quintosole e Vigentino. Proseguono gli “Itinerari in uscita dalla città del 1865″: 8ª puntata, I tesori medievali della strada per Campazzino.
Nell’ambito delle iniziative di “Milano è memoria”, che quest’anno è dedicata a Centenario e Cento-cinquantenario dall’annessione rispettivamente degli ex comuni e dei Corpi Santi, Borghinbici propone tre percorsi di conoscenza storico-artistica e paesaggistica per il Vigentino, da percorrere in bicicletta accompagnati da esperti e storici della città. Il primo appuntamento si è svolto domenica 24 settembre con un itinerario che si sviluppava tra Ronchetto delle Rane, Selvanesco e Macconago.
Il secondo, domenica 1° ottobre (ritrovo alle 9,45 al Parco Ravizza) percorrerà I borghi di Morivione, Castellazzo, Quintosole e Vigentino. L’itinerario partirà da Parco Ravizza e si pedalerà per raggiungere il borgo di Morivione e poi di Castellazzo e di Quintosole, antichi borghi di quello che fino al 1923 era il comune di Vigentino. Pedalando si scoprirà la storia di Vione Squilletti, leggendario masnadiero che dà il nome a Morivione, si visiterà il borgo ancora intatto di Quintosole, i resti del Monastero di Castellazzo e infine ci sarà l’occasione di fare una visita guidata alla chiesa dell’Assunta del Vigentino, considerata il maggior centro d’arte del Sud Milano dopo Chiaravalle. Anche in questo caso le visite guidate saranno tenute da esperti dell’Associazione Antichi Borghi di Milano.
Il terzo, domenica 15 ottobre (ritrovo h 9:30 – Stazione Radio). AbbracciaMI, antichi borghi e Corpi Santi, è un itinerario di 70 km che si snoda tra parchi, strade secondarie, piste ciclabili e viabilità ordinaria.
Per informazioni e iscrizioni:
BorghinBici: Il Vigentino e i suoi antichi borghi angelo@bici.milano.it
I tesori medievali della strada per Campazzino
Testi e foto di Riccardo Tammaro (pubblicato su il SUD MIlano di settembre 2023)
8ª puntata –In occasione del 150° dell’annessione dei Corpi Santi e del centenario della Grande Milano, 12 itinerari in uscita dalla città del 1865
Da Porta Ludovica, lungo i tratti ancora in vista della Vettabbia e del Ticinello, tra borghi, cascine e lampi di storia del Ducato di Milano
Questa volta ci occuperemo di una strada che seguiva il percorso del Cavo Ticinello, e che è tuttora percorribile seguendo al solito la cartina del 1865. La strada parte da Porta Lodovica e conduce al Campazzino, con diramazioni interessanti di cui pure parleremo.
Iniziamo percorrendo quella che oggi è via Teuliè e giunti al termine della via, nel 1865 avremmo superato con un ponte la Vettabbia e il Ticinello (oggi coperti in questo tratto); sulla destra avremmo visto il borgo del Gentilino (ricordato dal nome della via), il cui enorme cimitero sarebbe diventato in seguito il quartiere Baravalle e l’attuale parco.
Proseguendo lungo le attuali vie Castelbarco e Bazzi, saremmo stati affiancati sul lato est (quindi alla nostra sinistra, andando verso sud) dalla Vettabbia e sul lato ovest dal Ticinello (e in effetti la Vettabbia fa capolino dopo l’incrocio con la circolare filoviaria, mente il Ticinello riapparirà più avanti).
Dopo aver percorso un buon tratto di strada in mezzo alla campagna coltivata, saremmo giunti al borgo di Morivione, dopo una curva a sinistra (attuale via dei Fontanili) saremmo arrivati, come oggi, a Vigentino. Noi poi seguiremo la diramazione verso destra (via Verro).
Il brigante Vione che diede il nome al borgo
Prima però visitiamo il borgo di Morivione, il cui nome secondo una leggenda deriverebbe dall’uccisione nel 1339 del soldato di ventura (e poi brigante) Vione Squilletti, da parte delle guardie di Luchino Visconti.
Dell’antico borgo sopravvivono numerosi edifici antichi: in particolare, per quanto riguarda quelli ad uso civile, sulla destra si fa notare il civico 4, con portone ad arco nel cortile, androne con travi in legno (una delle quali visibile sulla facciata stradale) e una piccola bottega con infissi in legno antico, tra cui una trave al di sopra dalla porta e della piccola vetrina.
Di fronte, invece, si nota subito una chiesetta, di piccole dimensioni ma di antica tradizione. Si tratta dell’antico oratorio della Sacra Famiglia di Morivione, edificio quattrocentesco restaurato una ventina di anni fa, dopo che per decenni era stato trascurato; la porta in legno è contornata da uno stipite in marmo, al di sopra del quale una vetrata policroma fa da sfondo a una croce lignea; adiacente alla parete destra, la coeva casa parrocchiale è stata ristrutturata in epoca recente.
All’interno la chiesetta, che fu proprietà dei Conti Greppi, conserva un rilievo in marmo di Carrara che raffigura una Madonna con Bambino, San Giuseppe, la Colomba e, in alto, il Padreterno tra gli Angeli.
A questo punto prendiamo per via Verro camminando attraverso una campagna ben ordinata in cui facevano capolino cascine oggi scomparse; poco dopo aver ricevuto da sinistra il cavo Bolagnos, che tuttora affianca questa via e la via Ripamonti, sulla destra si dipartiva una strada: l’odierna via Campazzino (dal nome, al solito, della destinazione).
Castellazzo, il rifugio dei frati e di Azzo Visconti
Percorriamo allora questa strada e dopo pochi metri ci imbattiamo in un angolo bucolico di passato: Castellazzo, che deve il suo nome al Castello di Azzo Visconti di cui si sono trovati i resti sotto la via Ferrari. Oggi ci si presentano innanzi, sulla sinistra una cappelletta votiva dedicata alla Vergine Addolorata, sulla destra un convento e, sotto i nostri piedi, un antico ponte. Il borgo risale al medioevo, e gli edifici che si sono conservati sono quattrocenteschi (nonostante alcuni restauri più che discutibili): sulla sinistra, la cappelletta ospitava la casa del fabbro e del maniscalco del convento, oltre alla cappella dove dal 1766 si recita il Rosario ogni terza domenica di settembre, e dove soggiornavano gli arcivescovi, prima di entrare a Milano, per imparare il rito ambrosiano.
Il ponte risale al 1481 (come riportato su un paracarro) e ha sopportato il passaggio di numerosi Tir (ora finalmente interdetto), mentre il Convento dei Girolamini, di cui è giunta fino a noi la foresteria trasformata in ristorante, ha conservato l’aspetto esterno quattrocentesco e anche al suo interno vanta molte caratteristiche originali, tra cui una spettacolare scala a pioli ove i pioli sono invero dei rami d’albero.
Se rispetto al 1865 non vi è più traccia di Villa Bellotti, sopravvive (con difficoltà) cascina Gandina, cui si giunge tramite una diramazione sulla destra: la cascina, citata già sulla carta del Claricio (1600), al suo interno ospita un camino cinquecentesco di grande valore. Proseguendo sulla strada principale troviamo ancora cascina Giugno, risalente alla metà del XIX secolo e ormai in stato di avanzato degrado, e procediamo affiancati da un corso d’acqua che altro non è che il Cavo Ticinello, da cui eravamo partiti e che ci ha raggiunti dopo un’ampia ansa. Al termine della strada ci attende Cascina Campazzino, inserita nella campagna del Parco Ticinello e di cui è allo studio un progetto di recupero per offrire un punto di ristoro ma anche di educazione e cultura. Da qui si diparte, oggi come allora, un ampio sentiero alberato, che conduce alla cascina Campazzo, di cui parleremo prossimamente, mentre il Ticinello prosegue la sua corsa, oggi come ieri, nella campagna irrigua all’intorno.