«Alvise emanava fascino ed era conosciuto ovunque»

Storia di un’amicizia – Oltre 50 anni, tra tavolozze, incontri al bar e concorsi di pittura en plein air. Lo ricordano l’amico Giovanni Clemente e Andrea Falappi, conduttore della Cascina Campazzo, dove i due hanno dipinto sin dal 1980

Foto. Alvise Moreno (a sinistra) e Giovanni Clemente

l “pittori dei Navigli”? Un’istituzione vera e propria. Un po’ come i pittori che dipingono scorci sulla Senna, o quelli che fanno ritratti sulla Place du Teatre, a Montmartre. A Milano questo brulicante mondo fatto di colori, sogni e pennelli si concentra tra le acque e i campi del sud Milano. Dietro a questi artisti, spesso a torto considerati “minori”, si nascondono storie straordinarie, quando non anche capacità tecniche e creative non comuni. Una di queste storie la raccontiamo oggi, anche perché uno di loro, Luigi Margiotta in arte Alvise Moreno, uno dei più amati e conosciuti, da qualche tempo non c’è più. I due, Alvise e Giovanni, erano amici inseparabili, instancabili organizzatori fin dagli anni ‘70 di estemporanee di pittura nei quartieri Chiesa Rossa, Basmetto, Tre Ronchetti, quando gli artisti non potevano “pagarsi una mostra”.

L’occasione per raccontare la loro amicizia, ce la offre Andrea Falappi, agricoltore della Cascina Campazzo, dove i due pittori hanno organizzato fin dal lontano 1980 concorsi di pittura all’aria aperta in occasione della Festa del Ticinello. Siamo in cascina, nell’ampia sala del ‘fittavolo’, un lungo tavolo di legno e le braci accese nel camino.

Seduto con noi c’è Giovanni Clemente, 85 anni, lavorava alla “Azienda Trasporti Milanese” (la cita così). Risiedeva in una piccola casa per cui andava a dipingere all’aperto. Alvise, stessa età, aveva uno studio in via Chiesa Rossa, dismesso tempo fa, quando la pittura ha iniziato a perdere mercato. «Anche Alvise andava in giro a dipingere, un giorno mi invitò a partecipare all’estemporanea che stava organizzando qui in cascina e a frequentare il suo studio, dove conobbi il gruppo di pittori che si era formato intorno a lui. Nacque così la nostra amicizia».

«Ricordo però che vi trovavate anche nel bar in via Isimbardi, angolo De Sanctis, dove si era formato un circolo di pittori» dice Andrea, riportando alla memoria flash della storica amicizia tra Giovanni e Alvise Moreno. «Sì, nel bar avevamo uno spazio per appendere i quadri, di tanto in tanto si faceva una mostra collettiva. Un altro era in via Neera, il circolo culturale La Fontanella anch’esso chiuso. Poi andavamo in Chiesa Rossa, stavamo sotto un portico».

Altri ricordi attraversano Giovanni. «Io sono solo un pittore, mentre Alvise era ‘l’artista’, anche come stile di vita. Da giovane faceva l’attore di fotoromanzi ed era anche scrittore, aveva scritto ‘Gli eletti sposi’; proveniva da una famiglia di artisti, il papà musicista, la madre dipingeva. Io avevo frequentato le magistrali dove il disegno è ma-teria importante perché per i bambini è un linguaggio – ti ricordi Andrea, il quadro delle galline che ti regalai? – Ma non andai a insegnare, la vita è così. A me piaceva l’Impressionismo e mi rapportavo più con l’accademico, essendomi perfezionato a Brera. L’Espressionismo era invece più appropriato ad Alvise, con i suoi colori terrosi. Comunque ognuno si appropria di una gamma di colori che fa sua, dipingere all’aperto serve a questo».

Dipingevamo all’aperto sui Navigli e al Bagutta, in Chiesa Rossa e alla Campazzo
Foto: Alvise Moreno, Instagram

«Oggi sembra che i pittori di strada non esistano quasi più – afferma Giovanni – , io ho iniziato sui Navigli. Un giorno al vicolo dei Lavandai, arriva Fornoni, un pittore molto famoso, che aveva lì lo studio, guarda e mi dice: “Come disegno va bene”, inizia a darmi suggerimenti, poi mi fa chiudere il cavalletto e “vieni con me nello studio, ma non metterti più lì perché potete finire nel Naviglio tu e il quadro”. Sono belle storie, quando potevo mi aggregavo a un pittore per migliorare, allora si facevano molte manifestazioni, anche fuori Milano, ora questi movimenti si sono esauriti».


Giovanni tira fuori delle foto: un ritratto che aveva fatto ad Alvise, due quadri della cascina dipinta da ciascuno e li raffronta. «Io uso colori più morbidi, vedo la luce, i contrasti, le ombre sono meno scure, Andrea, lo sai che ci teniamo alla tua cascina, l’abbiamo dipinta in ogni stagione. Pensavamo già alla prossima estemporanea di maggio, poi lui se ne è andato a febbraio…».
«Si potrebbe allestire in cascina una mostra con i quadri di Alvise», suggerisce Andrea. Purtroppo scopriamo che non è possibile. I quadri sono ormai lontani, distribuiti tra i vari nipoti, una famiglia di origine foggiana.

Alvise Moreno, Cascina Campazzo, paesaggio invernale

«Raccontaci anche che personaggio era Alvise» chiedo a Giovanni. «Era estroverso, emanava fascino, riusciva a raccogliere intorno a sé i pittori della zona, a organizzare estemporanee nei quartieri, a trascinare tutti a partecipare a quelle sui Navigli o in via Bagutta. Ovunque andasse era conosciuto come ‘il pittore’, pur avendo avuto altre attività. Era un generoso, ateo, quando vedeva qualcuno che chiedeva l’elemosina, se non ne aveva, mi diceva ‘Giovanni, hai un euro?’, altrimenti gli comprava un pollo arrosto. Poi se vendeva un suo quadro, ce n’era per tutti, doveva fare festa!».«Sì, era molto buono e generoso» conferma Andrea.

Sono commossi i due amici. Provo a suscitare di nuovo il filo dei ricordi: «Ho visto che sulla sua pagina Instagram c’è scritto: “Vivo a Milano con l’Arte nel cuore. Dipingo dal 1962 e sono socio del Gruppo Bagutta e Navigli”». Il flusso della memoria riprende a scorrere. «Sì, ma era un personaggio del nostro quartiere. Eravamo nati nel 1938 a pochi giorni di distanza. Non potevo andare in giro da solo che mi chiedevano dov’è tuo fratello».

C’è dolcezza nelle parole e negli occhi di Giovanni. «Sei rimasto orfano», esclama Andrea. «È così, mi manca Alvise, era il mio autista, c’era complicità tra noi, stima reciproca, mai invidiosi, ci accettavamo i consigli, eravamo l’alter ego dell’altro». Entra in casa il nipote di Andrea, appena tornato dai campi, e si mette a discutere di una roggia che si era ostruita e di un’altra che qualcuno aveva aperto. Discorsi di lavori di campagna, di fossi, di alberi che si incrociano ancora una volta con l’arte all’aria aperta e i paesaggi di Giovanni e di Alvise.

Foto: Alvise e Giovanni, estemporanea in Cascina Campazzo, 2021

FESTA DEL PARCO TICINELLO
Domenica 28 maggio, all’interno della Festa del Parco Ticinello, tornano “I pittori all’aria aperta” con cavalletti, tele e pennelli, l’estemporanea che quest’anno sarà dedicata al pittore con cui tutto era iniziato negli anni Ottanta, Alvise Moreno.
Quindi la passeggiata naturalistica; le attività per i più piccoli con La Dea Coop; la Santa Messa nell’Oratorio S. Ignazio restaurato; nel pomeriggio merende e giochi tradizionali: caccia al tesoro, torneo di bocce, corsa nei sacchi e il Gran finale con premiazioni e bolle di sapone.
Info: parcoticinello.it. FB Associazione Parco Ticinello

Foto: Francesca Mochi

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