«Sanità pubblica regionale, una cenerentola al collasso»

Arci Bellezza – Dibattito con il professor Massimo Galli e Pierfrancesco Majorino. Il Comitato per il diritto alla salute lancia il suo grido d’allarme e cita i dati di un’indagine dell’Istituto Mario Negri e il rapporto Agenas

Nella foto: da sx Pierfrancesco Majorino e Prof. Massimo Galli

Di Claudio Calerio e Giovanna Tettamanzi

“Meno risorse; sistema sanitario sempre più orientato a favorire il privato; vaste aree del Paese penalizzate; cronica carenza di personale medico, infermieristico e delle professioni sanitarie; carenza di servizi sul territorio; tempi di attesa infiniti nel pubblico per visite e analisi e altro ancora”. Sembra un bollettino di guerra e invece sono le parole chiave dell’incontro tenutosi il 19 aprile, al Circolo Arci Bellezza, organizzato dal Comitato “Cittadini per il diritto alla salute-Art. 32”. A pronunciarle, Amedeo Iacovella, organizzatore dell’evento (il primo nel Municipio 5) e membro del Comitato.

Nell’introduzione Iacovella ha citato dati interessanti dell’indagine fatta dall’Istituto Mario Negri sulle case di comunità e del rapporto Agenas sul personale del Servizio sanitario nazionale (vedi riquadro). Dati preoccupanti, dai quali emerge la profonda crisi della sanità pubblica.

Ospiti della serata: il professor Massimo Galli, già primario infettivologo dell’Ospedale Sacco; Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in Regione Lombardia; Natale Carapellese, presidente del Municipio 5. Ma sono anche tanti altri gli intervenuti, per citarne alcuni: Melissa Oliviero, segretaria della Camera del Lavoro di Milano; Andrea Pinna; fisioterapista, della Rsu Cgil all’Ospedale S. Carlo; Giuseppina Borrini, medico di medicina generale; Paola Palazzi, presidente dell’Associazione Milano in Salute.

Vanno riscritte le regole del rapporto pubblico-privato

Importante l’intervento del professor Galli, focalizzato sui problemi provocati dal rapporto pubblico-privato. Un elemento distorsivo, denunciato soprattutto in Lombardia, è: «L’avere equiparato pubblico e privato in concorrenza, ma con il privato che si sceglie le specializzazioni più remunerative, mentre dovrebbe contribuire con le sue eccellenze alla qualità del Ssn, secondo una programmazione definita dal pubblico», ha precisato Galli. «Per la medicina territoriale manca personale, la formazione universitaria non è adeguata, né praticata negli ospedali: occorrerebbe un’organizzazione che favorisse il lavoro d’équipe».
Per Pierfrancesco Majorino, «Occorre rilanciare una battaglia culturale e civile sul Ssn. Non dobbiamo rassegnarci a dover pagare (chi può) visite ed esami dal privato, per le vergognose file di prenotazione nel pubblico. Non è giusto e poi già paghiamo le tasse allo Stato. Il centrodestra che governa la Lombardia parla di libertà di scelta, non è così. Dobbiamo batterci per riscrivere le regole del rapporto pubblico-privato. Basta anche con la lottizzazione dei ruoli apicali della sanità, che non aiuta certo a premiare il merito e il talento. E poi la prevenzione alla base del Ssn è stata rimossa, non se ne parla più e così i costi umani, sociali ed economici arrivano dopo, moltiplicati».

“Burocrazia, stress e contratti bloccati il personale scappa dalla Sanità pubblica” 

 Durante la serata sono state raccontate le vicissitudini dei medici di base: «La burocrazia toglie ore all’assistenza ai pazienti», ha dichiarato Giuseppina Borrini, medico di medicina generale. «I contratti di lavoro non vengono rinnovati, mentre occorrerebbero più risorse per la sanità e per gli stipendi delle professioni mediche», ha specificato la segretaria della Camera del Lavoro di Milano, Melissa Oliviero, che ha lanciato anche un invito a comitati, sindacati, politici a fare rete a costruire un’alleanza che organizzi una mobilitazione ampia per il rilancio della sanità pubblica.
«Per la durezza del lavoro ospedaliero, nessuno vuole più fare l’infermiere per 1.800 euro – ha rilevato il fisioterapista Andrea Pinna – con turni massacranti, lavoro notturno e nei festivi, e poi: chi viene a Milano con il caro affitti che c’è?». «L’intramoenia – ha continuato Pinna – cioè la libera professione dei medici fuori dal normale orario di lavoro, si è troppo allargata e sottrae medici alle liste d’attesa. Nelle Case di Comunità aperte non si trovano medici di medicina generale e mancano anche gli infermieri di famiglia». A questo quadro si aggiunge l’indagine resa nota da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, nelle settimane scorse. Su un campione rappresentativo di oltre duemila professionisti sanitari, oltre la metà pensa di licenziarsi per troppo stress determinato da carichi di lavoro eccessivi.

La presidente dell’Associazione Milano in Salute, Paola Palazzi, ha sottolineato poi come «Il Siss, il Sistema Informativo Socio Sanitario, che dovrebbe connettere gli ospedali e le strutture sanitarie con le Ats, le farmacie, gli enti e gli operatori sanitari regionali, spesso si blocchi, e i dati non si trovino neanche ai pronto soccorso».

La situazione a Milano e nel Municipio 5: i medici di base non vanno in periferia

In città mancano 119 medici di base e 424 nell’area di competenza dell’Ats. Nel Municipio 5 ci sono solo 8 pediatri e i medici di medicina generale si sono dimezzati: «Ora ne mancano 34», denuncia il presidente Natale Carapellese, «i bandi dell’Ats non riescono a sostituire i dottori andati in pensione, anche perché i giovani laureati non vengono invogliati e sostenuti adeguatamente dalla Regione nella scelta territoriale nei quartieri di periferia. In centro non ne mancano». È recente la notizia che per i 424 posti messi a concorso sul territorio Ats Milano, i candidati siano stati solo 48. Se questo è il quadro per le professioni mediche, altrettanto problematica è la situazione per i tecnici e le altre professioni sanitarie. Indubbiamente la crisi dei medici di base viene anche dal mancato riconoscimento retributivo accumulato in decenni. Sotto accusa, anche il modello di costringere i malati ad andare negli ospedali e ai pronto soccorso, anche per problemi che potrebbero e dovrebbero essere affrontati dai servizi territoriali. Una prassi scorretta, che ha portato alla crisi strutturale durante la pandemia.

La colpa di Regione Lombardia? Aver abbandonato la legge del 1978

Ha concluso la serata l’intervento di Edgardo Valerio, medico igienista, già responsabile del Dipartimento Prevenzione della Asl Milano 1, che ha ricordato come la spesa sanitaria in Italia sia solo il 6,4% del Pil, mentre in altri Paesi europei, esclusa la Grecia, è del 7 – 8 – 9%. Colpa di Regione Lombardia, già prima del Covid, è di avere abbandonato il modello della Legge 833 del 1978 che ha istituito il Ssn: «Si sono via via persi i diritti, gli obiettivi fondamentali e l’unitarietà degli interventi separando “prevenzione-diagnostica-cura-riabilitazione”».
Infine, sul ruolo del privato convenzionato: «Va benissimo se rimane all’interno delle regole date dal pubblico, cioè il privato non può scegliere di fare quello che gli conviene, ma in base alle priorità che il pubblico decide. Non può essere 50% pubblico 50% privato, altrimenti il pubblico è più debole e si trova sotto costante ricatto del privato».

I DATI ALLARMANTI RESI NOTI DEGLI ISTITUTI DI RICERCA
Questi numeri sono emersi dall’indagine dell’Istituto Mario Negri sulle Case di Comunità e dal rapporto Agenas (Agenzia Nazionale Servizi sanitari regionali) sul personale del Servizio sanitario nazionale.
• L’11% della popolazione rinuncia alle cure sanitarie per mancanza di un reddito sufficiente.
• Dal 2016 al 2020 gli iscritti ai fondi sanitari sono passati da 7,5 milioni a 14,7. Da questi dati emerge una frattura sociale tra chi si arrangia come può e chi si rassegna.
• Tutto il sistema formativo e di accesso alla professione va rivisto con un raccordo tra il Ministero dell’Università e quello della Sanità.
• Quest’anno in Medicina d’emergenza e urgenza il 57% dei posti non è coperto e addirittura in Medicina di comunità e delle cure primarie il 75%.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *