Un gruppo di professionisti sta lavorando alla costituzione di una cooperativa di abitanti con i residente al Villaggio delle rose. Il Comune dovrebbe espimersi su questa possibilità entro settembre, ma le difficoltà rimangono molte. Intanto procedono le attività dei Servizi sociali per il “superamento” del campo, previsto entro la fine dell’anno

Una cooperativa edilizia di abitanti a proprietà indivisa, al posto dello sgombero già previsto per fine anno, per “superare” il campo rom Villaggio delle rose di via Chiesa Rossa. È questo – secondo quanto scritto dal Corriere della Sera – il progetto a cui stanno la comunità rom, la portavoce del movimento Kethane rom e sinti Dijana Pavlović, l’architetto Giovanni La Varra dello studio di architettura Barreca &La Varra (progettisti insieme a Stefano Boeri del Bosco verticale) e, a titolo personale, l’architetto Gabriele Rabaiotti, ex assessore del Comune di Milano e presidente del Municipio 6, oggi funzionario di MM.

A settembre la risposta di Palazzo Marino
La proposta è ancora in fase di elaborazione (noi l’annunciammo nel febbraio di quest’anno, con una intervista di Francesca Mochi a Dijana Pavlović), ma è stata presentata in anteprima per un parere agli assessori al Welfare del Comune Lamberto Bertolè, all’Edilizia pubblica Fabio Bottero e ai Lavori pubblici Marco Granelli, che entro settembre dovrebbero esprimersi sulla fattibilità della proposta. Se la risposta di Palazzo Marino fosse positiva, i proponenti procederebbero alla costituzione della cooperativa, alla contrattualizzazione dell’area e alla raccolta di fondi.
Una idea affascinante, una storia gloriosa
L’idea di una cooperativa di abitanti e quindi di un modello abitativo che nel nostro Paese ha avuto una storia gloriosa e ha dato la casa a milioni di persone, è affascinante e potrebbe risolvere il problema del campo di via Chiesa Rossa. Per realizzarla però la strada non è semplice e, nel caso specifico, è ancora più difficile.

La disponibilità del terreno
Il terreno su cui si trova la comunità rom di via Chiesa Rossa è di proprietà comunale e potrebbe essere dato in concessione a titolo gratuito. Perché questo avvenga però devono essere superate tutte le irregolarità e pendenze, sia amministrative che giudiziarie, che gravano su molti degli abitanti. Si tratta di bollette e affitti non pagati per molte migliaia di euro, allacci fuorilegge alla rete elettrica, abbandono di rifiuti, fino alla costruzione di immobili abusivi. Questioni per le quali una sanatoria appare remota, a cui comunque dovrebbero rispondere, personalmente i soci, insieme ai costi della futura cooperativa (affitti, spese societarie, condominiali ecc).
La questione dei fondi
C’è poi il problema dei finanziamenti per la costruzione degli immobili, dei servizi fognari ed elettrici e non ultima della bonifica dei terreni, soprattutto quelli limitrofi, per anni utilizzati come discarica. Finanziamenti, siano essi provenienti da enti pubblici o benefici, che vengono erogati solo a determinate condizioni di affidabilità e di legge. Ora, pur superando gli odiosi pregiudizi e tenendo fermo il principio giuridico della responsabilità personale, per la comunità rom di via Chiesa Rossa, sia pur costituitosi in cooperativa, non è una condizione facile da rispettare, considerati i numerosi piccoli e grandi illeciti e reati avvenuti al Villaggio delle rose dal 2001, anno della sua apertura, all’epoca della giunta Moratti.

Garanzie e demolizioni
Compiuti i passi della costituzione della coop, della concessione dei terreni e del reperimento dei fondi, esiste il problema dell’incarico all’impresa costruttrice, che, come è naturale, chiederà delle garanzie, di fronte a eventuali fermi dei lavori o fallimenti. Garanzie che una coop può dare solo se ha un proprio patrimonio sociale o se impegna i soci in solido, due condizioni anche queste non facili da rispettare dagli abitanti del Villagigo delle rose. Infine la questione dei lavori: se partissero, considerato lo stato giuridico degli immobili esistenti e le regole per la sicurezza dei cantieri, le abitazioni dovrebbero essere demolite o nel migliore dei casi abbandonate. In questi casi, dove andrebbero gli abitanti, se non ancora nelle case popolari?
Le procedure “superamento” del campo intanto non si fermano
Nel frattempo, in ogn caso, il Comune procede nelle operazioni per chiudere il campo entro la fine dell’anno, decise nel dicembre scorso. Delle circa 80 famiglie che vivono nel campo 30 hanno accettato il trasferimento in un alloggio pubblico e sono in contatto con i Servizi sociali del Comune. Le rimanenti 50 famiglie per ora attendono e sperano in una risposta dal Comune sulla possibilità di creare una cooperativa di abitanti e quindi un nuovo Villaggio delle rose. Se accadesse, sarebbe la prima esperienza di questo tipo in Italia.