Con il teatro arriva anche il riscatto

Ritratti dal Carcere, scattate nelle case di reclusione di Opera e San Vittore. Foto di Marina Lazzati.

Il dramma della caverna, la pièce scritta e recitata dai detenuti della Casa di reclusione Milano Opera, va in scena il 9 giugno al Centro Asteria per la prima volta fuori dal carcere. L’incasso della serata è destinato alle associazioni Oklahoma e Aiutility

Ritratti dal Carcere, scattate nelle case di reclusione di Opera e San Vittore. Foto di Marina Lazzati.
“Ritratti dal Carcere”, mostra fotografica di Marina Lazzati, con scatti fatti nelle case di reclusione di Opera e San Vittore.

Torniamo indietro, ai primi mesi del 2020 quando, all’improvviso, ci siamo trovati tutti chiusi dentro le quattro mura di casa. Quando lo spazio è diventato stretto, l’orizzonte bassissimo, il tempo dilatato. Quando abbiamo fatto i conti con la privazione della libertà. Ecco, in quei momenti, c’era chi, difficile da pensare ma molto reale, si trovava ancora più isolato rispetto a noi. Le persone detenute.

Nel mezzo di quel periodo, pazzesco per tutto il mondo, alcuni detenuti del Carcere di Opera hanno iniziato, forse per una qualche forma di sopravvivenza, a fare teatro.

È proprio durante il surreale periodo pandemico che nasce “Il dramma della caverna”, una pièce scritta e recitata dai detenuti.

Ritratti dal Carcere, scattate nelle case di reclusione di Opera e San Vittore. Foto di Marina Lazzati.
“Ritratti dal Carcere”, mostra fotografica di Marina Lazzati, con scatti fatti nelle case di reclusione di Opera e San Vittore.

Incontriamo Pietro (nome di fantasia, come quelli degli altri protagonisti – NdR) artefice della nascita della Compagnia Teatrale Anime s.o.s.pes3 che ha scritto, prodotto e interpretato “Il dramma della caverna”. Le persone detenute si sono occupate di ogni cosa, dalla scenografia alla scelta delle musiche. Dalla scrittura del testo alla sua rappresentazione.

Pietro racconta che ha tratteggiato i personaggi semplicemente guardandosi intorno. Così c’è Valentino che prende gli psicofarmaci, Giovanni che fa tutto il giorno ginnastica, Alberto, Luigi e Francesco che passano il tempo a giocare a carte. Domenico, Vito e Saverio anestetizzano i pensieri davanti alla Tv. Poi c’è chi, come Angelo, Pietro o qualcun altro, che si dedica alla cultura, all’approfondimento, alla scoperta del mondo intero attraverso lo studio. «Mi piace dire che il testo è un testo vivo, un po’ in divenire», commenta Pietro, «possono esserci delle aggiunte, strada facendo. Essere è divenire, come ci insegnava in Sociologia Auguste Comte . O anche, in Diritto, si dice che il Diritto è vivo, nel senso che vive sempre e si rinnova. Questo testo si rinnova con il contributo di tutti quelli che si integrano, si avvicinano o si inseriscono nel gruppo teatrale».

Ritratti dal Carcere, scattate nelle case di reclusione di Opera e San Vittore. Foto di Marina Lazzati.
“Ritratti dal Carcere”, mostra fotografica di Marina Lazzati, con scatti fatti nelle case di reclusione di Opera e San Vittore.

Lo spettacolo è un percorso che obbliga lo spettatore a spogliarsi del pregiudizio, diventare tutt’uno con gli attori, comprendere tutto quello che è la mancanza di spazio, di orizzonte, di speranza. Una catarsi collettiva che permette di sperimentare inimmaginabili livelli di empatia. Racconta come il desiderio di riscatto possa animare chi, davanti a sé, non ha mai avuto la capacità di vedere un futuro. Chi, prima ancora di finire dietro a delle sbarre fisiche, si è condannato – o lo è stato grazie alla connivenza di una società ingiusta, iniqua, incapace di intercettare bambini che crescono in contesti delinquenziali – a una vita marginale.

«Sono nato in una caverna – continua Pietro –. Come tutti, sono nato imprigionato da schemi e concetti restituiti dalla società in cui viviamo. E non è una giustificazione, non sto accampando scuse per il mio trascorso delinquenziale. Dico semplicemente che nel contesto storico e territoriale in cui sono cresciuto e vissuto, ahimè, per qualche motivo ho metabolizzato, assorbito, una serie di pseudovalori che mi hanno portato a delinquere. In carcere ho potuto studiare, apprendere, ho dato quasi tutti gli esami di Sociologia, ho una laurea in Economia, una in Management, ma da autodidatta ho studiato per due anni Filosofia, per due anni Psicologia, per due anni Astronomia. Un giorno, mi piacerebbe fare il contadino. Per questo dico che non sono le capacità a definire chi siamo, ma le scelte. Io ho scelto di sbagliare, poi ho scelto di rimediare, poi ho scelto di ricostruire».

Scegliete di partecipare al primo spettacolo de “Il dramma della caverna” fuori dal carcere. Teatro del Centro Asteria, lunedì 9 giugno, ore 19.45.


Dove e quando
Lunedì 9 giugno, ore 19,45 al Teatro Asteria · Piazza Carrara 17/1, Milano

Il dramma della caverna
Regia di Giuseppe La Porta e Federico Esposti

Scritto e interpretato dalla Compagnia Teatrale Anime s.o.s.pes3 della Casa di reclusione Milano Opera

Ingresso libero, fino esaurimento posti. Prenotazioni al numero 02 8460919 o attraverso il modulo on line. Lo spettacolo è patrocinato del Municipio 5

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *