Film e Serie TV – la miniserie Adolescence su Netflix

Se nel 2024 Baby Reindeer aveva monopolizzato l’attenzione delle classifiche Netflix con un racconto disturbante e al contempo magnetico, il 2025 segna il ritorno del dramma britannico in vetta al gradimento del pubblico con la miniserie Adolescence.
Adolescence: spaccato autentico del disagio adolescenziale contemporaneo
Ancora una volta, la provincia inglese diventa teatro di una narrazione che mescola cronaca nera e disgregazione sociale, rivelando come, dietro la quiete apparente di villette ben curate e college rispettabili, si nascondano tensioni profonde e irrisolte. Un’opera quella del regista Philip Barantini che non offre facili consolazioni, ma restituisce uno spaccato autentico del disagio adolescenziale contemporaneo, filtrato attraverso le lenti di un sistema educativo e familiare inadeguato
Adolescence: la trama
La miniserie — composta da sole quattro puntate — affonda le sue radici nel trauma collettivo di un omicidio scolastico, evitando però le trappole del melodramma e della morbosità. Adolescence si impone infatti per la sua asciuttezza stilistica e per una scrittura che predilige il sottotesto psicologico alla facile suspense.
Al centro della storia troviamo Jamie Miller (interpretato con sorprendente misura dal giovane Owen Cooper), adolescente introverso e problematico, accusato dell’uccisione di una compagna di scuola. Il suo percorso giudiziario e personale si sviluppa in parallelo a quello del padre Eddie (uno Stephen Graham, come sempre, impeccabile), figura disillusa che cerca tardivamente di ricostruire un legame familiare ormai lacerato.
Adolescence: tra thriller psicologico e docu-drama
Il valore della serie non risiede tanto nella struttura narrativa — lineare e prevedibile nei suoi snodi — quanto nell’approccio visivo e registico, quasi documentaristico. Adolescence si muove con consapevolezza sul crinale tra il thriller psicologico e il docu-drama, riuscendo a restituire la densità emotiva di ogni scena grazie a una regia controllata, che preferisce il silenzio all’enfasi, l’inquadratura ravvicinata al montaggio frenetico. Le sedute con la psicologa e gli interrogatori prolungati diventano così momenti di massimo pathos, in cui il tempo dilatato accentua la tensione, più che disperderla. La coralità del racconto è un altro punto di forza: nessun personaggio è protagonista assoluto, ma tutti partecipano alla costruzione di un microcosmo familiare e sociale sull’orlo del collasso. La sceneggiatura, pur partendo da eventi di fantasia, attinge chiaramente a dinamiche reali e riconoscibili, tratte da fatti di cronaca e da fenomeni diffusi in molte realtà europee.
Adolescence: cinéma vérité sulla condizione giovanile
Il risultato è una serie che si inserisce con forza nel filone del cinéma vérité, attualizzandone il linguaggio e rendendolo accessibile al pubblico della streaming culture.
Adolescence interroga, più che intrattenere, lascia lo spettatore con interrogativi urgenti sulla condizione giovanile, sul ruolo della genitorialità e sulla possibilità stessa di redenzione in un’epoca segnata dalla disconnessione affettiva. Un successo meritatissimo, tanto per il coraggio del tema quanto per la lucidità della sua messa in scena.
Adolescence | Trailer ufficiale | Netflix Italia
di Simone Sollazzo