L’Arci Bellezza lancia un crowdfunding per fare della mitica Palestra Visconti uno spazio un polo artistico-culturale, sempre più aperto al mondo

di Michele Mozzati, scrittore, autore teatrale e televisivo
Non si finisce mai d’imparare. Sono capitato con degli amici al circolo Arci Bellezza e ho scoperto che la palestra di pugilato di Rocco e i suoi fratelli, così presente nella formidabile storia di Luchino Visconti, non sta come pensavo in viale Coni Zugna, ma è proprio lì, al Bellezza, e non se la passa molto bene. Mi sono perciò informato sulla famosa palestra – che ha lanciato un’importante raccolta fondi – e ho imparato quattro cose nuove.
UNO
La palestra non si chiamava “Visconti”, prima che Visconti ci ambientasse il suo film. Si chiamava per tutti La Lombarda, nome tanto perfetto da parere finto. Il Maestro Luchino, che nel 1960 aveva deciso di girare Rocco e i suoi fratelli proprio lì, sarà stato felice che la palestra porti il suo cognome, che di casato fa Visconti, mica Sciùr Brambila. Se gli Sforza hanno il Castello – avrà pensato -, vuoi che ai Visconti non debba rimanere almeno una palestra? Luchino, si chiamava, mica Modestino.

DUE
Non mi pare esistano luoghi di prepugilistica in viale Coni Zugna.
TRE
Da milanese che ha avuto un ufficio, una fidanzata ai tempi del liceo e una casa da quelle parti, solo ora mi chiedo “Ma chi era questo Zugna?”. È la storpiatura del cognome di Walter, portiere dell’Inter, cresciuto tra l’altro in viale Ungheria, mica fighetto dei Navigli? O Ermenegildo, il compianto stilista? E invece su questo ci sarebbe pochissimo da scherzare, visto che mi sono rinfrescato la memoria su Google e Coni Zugna è un monte del Trentino dove si è combattuta una snervante guerra di posizione e improvvisi assalti contro gli austriaci, con moltissimi morti. Giusto ricordarlo.

QUATTRO
Per quanto riguarda la Palestra “Visconti”, sta in via Bellezza. Strada che vanta un nome unico: chi non si sente un po’ più affascinante se va a farsi una scopa, una briscola o a tirare due cazzotti in via Bellezza? Insomma, resta sempre in un angolo del cuore l’illusione che bellezza sia una qualità, non un cognome. Invece, e torniamo alla toponomastica, Giovanni Bellezza era un illustre signore – non si sa se bellissimo, bello o così e così, cioè sobrio – vissuto nel cuore dell’Ottocento. Fu orafo e bronzista di alta qualità, un vero artista, tanto che fondò e diresse una scuola di cesellatori che resta nella storia della nostra città. Ma soprattutto Giovanni Bellezza era un Martinitt e come molti Martinitt, gloriosi orfani adottati già in quegli anni dalla Città di Milano, combatté sulle barricate delle Cinque Giornate, a fianco di Luciano Manara. Basta? Basta.

CINQUE
La cosa che mi interessa ora. La Palestra dove si è girato Rocco e i suoi fratelli, quella della perdizione di Simone Parondi e della gloria dolorosa di Rocco, il fratello buono, è la Palestra di via Bellezza 16/a. Non ci piove. E se ci piove, non ci piove dentro, ma ancora per poco. Perché ha bisogno di un pesante restauro. A cui tutti noi dovremmo contribuire.

La storia de La Lombarda – Visconti
La Palestra “Visconti”, già “La Lombarda”, gruppo sportivo di pugilatori buoni d’anima, era quella della Società di Mutuo Soccorso, fondazione emerita nata per aiutare il nascente mondo operaio della prima metà dell’Ottocento; oggi è la sede del Circolo Arci Bellezza, forse il più “sofisticato” luogo di cultura varia e variegata, alternativa il giusto. Un Arci per giovani, meno giovani, donne, anziani, adulti, fenomeni, baggiane-patat’americane, compagni per un pelo, moderatamente compagni, compagni cienpieccient, amici, quasi amici, conoscenti, galli in disuso da balera, danzatori in odore di musical, pilatesiste e pilatori. Meravigliosi antifascisti e persino qualche juventino (siamo a Milano, ragazzi! non potete pretendere…). Giornalisti e giornalai, qualche manciata di ex creativi e un paio di ex cretini. Ristoratori e ristorati, qualche restaurato. Avanguardie e retroguardie, ché è sempre importante che qualcuno ti copra le spalle, se corri guardando troppo avanti. Insomma, per tutti e di tutti un po’. Ma gente dall’animo buono. Contenuto altamente democratico…
Luogo dell’anima
Resta il fatto che l’Arci Bellezza di via Bellezza 16/a a Milano è per molti un luogo dell’anima. Ma anche del cuore e della mente. Un’istituzione antica e fragile, perché l’Utopia è sempre fragile, per questo occorre proteggerla.
Bene, la Palestra “Visconti”, è il cuore e l’anima di quell’anima. Bisogna darci dentro, tutti noi che abbiamo frequentato e frequentiamo ancora l’Arci Bellezza. La Palestra è sopravvissuta, con i suoi colori un po’ scrostati ma i tavolini aggiunti ben solidi in terra, come luogo d’incontro e di scambio. Perché c’è ancora gente – molti giovani, non si direbbe, eh? – che ha voglia di confrontarsi col mondo guardandolo negli occhi e non solo comunicando con un monitor o un cellulare. Forse anche questo è oggi il “Mutuo soccorso e miglioramento Manfredini”. Bello vedere gente che vuole resistere. Resistere sempre. Resistere a lungo, ché i tempi sono ancora complicati. “Qui nessuno è straniero”, recita lo slogan all’entrata in via Bellezza. Che non è già più solo uno slogan, basta guardarsi intorno.

Coloratissimo bianco e nero
A proposito: andate a rivedervi il coloratissimo bianco e nero di Rocco e i suoi fratelli. È commovente perché racconta anche visivamente Milano tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta. Per chi l’ha vissuta da bambino, come me è una rilettura clamorosa. Ma anche per chi l’ha sentita solo raccontare. Io, me ne prendo la responsabilità nome e cognome, obbligherei un po’ di politici che ci governano oggi, ne avessi il potere, a starsene seduti qualche mezza giornata (magari qualche settimana) a vedere e rivedere in loop Rocco e i suoi fratelli, che come sapete è la storia ariosa e cupa di una madre e cinque fratelli che irrompono dalla loro Basilicata nella Milano del boom. Quante cose ci sarebbero da imparare oggi… I grandi flussi migratori che allora venivano dal Sud e dall’Est dell’Italia, oggi non sono troppo cambiati. Semplicemente si è rimpicciolito il pianeta. Gli stessi flussi vengono dal Sud e dall’Est del mondo.

C’è soluzione? Chissà. Qualche critico, all’uscita del film scrisse che l’ultima scena offre speranza. Ciro, il fratello più politicizzato perché lavora in fabbrica, dice a Luca, il fratello più piccolo: … “qua invece tutti hanno da campà senza essere servi degli altri e senza scurdarsi mai dei propri doveri. (…) Certi dicono che il mondo accussì fatto non sarà un mondo migliore, ma io invece ci credo”. Poi però la macchina indugia sul grigio totale del quartiere popolare di una Milano ancora deserta.
Riempiamo la città di cose belle
Scambiamoci dolci cazzotti nella Palestra “Visconti” rinata. Come se fossero idee. E anche il contrario.
