Il 1° novembre, la gastronomia Ca’ del Bèch di via Mantova 8 festeggia i suoi primi tre anni. Un evento aperto a tutti con le eccellenze della Bergamasca.
Segnalato per il secondo anno dalla guida Osterie d’Italia di Slow Food – sezione locali quotidiani -, la bottega Ca’ del Bèch offre le specialità delle valli Orobie selezionate da Fabio Colombo, innamorato della sua terra e appassionato di buon cibo: salumi, formaggi, marmellate, farine, vini, birre e molto altro. Per l’anniversario dell’apertura presenta all’assaggio il gelato fatto con il suo vino nuovo, Il Palmiro, pane di patate e salame nostrano. In mostra, le moto d’epoca degli Amici di Casirate in Vespa.

Prodotti biologici, lavorazioni artigianali e la passione di tutti. Ogni giovedì all’alba, Colombo va personalmente nelle valli orobie a ritirare i prodotti freschi dai suoi amici produttori. Molti hanno ereditato terreni e abilità di famiglia, altri fanno rivivere con idee moderne gli ingredienti naturali: dalle uve, con cui producono l’ottimo Moscato Passito Rosso Docg di Scanzo e spumanti Extra Brut – fuoriclasse a Vinitaly -, al miele e ai frutti di montagna per marmellate e mostarde di prima qualità, alle erbe selvatiche, protagoniste di salse, distillati e addirittura un gin premiato in Italia e all’estero. Oltre che, naturalmente, di ottime tisane.

Formaggi affinati in modo inedito, salumi e mais antichi. Il titolare di Ca’ del Bèch sceglie personalmente e approva gli affinamenti innovativi. Ne nascono formaggi sorprendenti e salami dai sapori calibrati, venduti in esclusiva insieme alle farine di mais antichi per preparare le tipiche polente di montagna. Dal 2023 Ca’ del Bèch si fregia dell’ambitissimo logo “Bergamo città dei mille… sapori”, assegnato dala Camera di Commercio di Bergamo a chi si distingue nel diffondere e sostenere le tradizioni gastronomiche locali. Come «gli scarpinòcc de Par, i ravioli di Parre in Val Seriana, fatti a mano dai ragazzi con disabilità autistica di Aut-Lab. Fanno pure gli spaghetti integrali! Divini con la salsa di parùch, il nostro spinacino selvatico».

