Settimana di colpi di scena quella appena passata. Protagonista l’ingarbugliata vicenda del futuro dello stadio di San Siro e delle aree tra Rozzano e Assago e tra San Donato e Chiaravalle, dove Milan e Inter continuano a dire che “Lì potrebbero costruire” le loro cittadelle dello sport, portando in dote traffico e consumo del territorio.
Gli incontri a Palazzo Marino
Il 13 settembre Milan e Inter hanno comunicato al sindaco Sala che non intendono riqualificare il vecchio Meazza, perché i costi sarebbero molto più alti di quelli ipotizzati prima dell’estate da WeBuild, di fatto dicendo che azienda leader internazionale nella costruzione di infrastrutture e grandi opere ha completamente sbagliato i conti. Le due società sportive hanno però aggiunto che sono interessate ad acquistare San Siro e le aree circostanti, per costruire un proprio impianto in comproprietà, tornando, di fatto, alla posizione del 2019. Con una sostanziale differenza però rispetto a cinque anni fa, determinata dal vincolo annunciato nell’agosto dell’anno scorso dalla Sovrintendenza sul secondo anello, che impedisce di radere al suolo la Scala del Calcio, come era nelle prime intenzioni dei club. Un vincolo però – questo si è scoperto il 18 settembre dcorso, dopo un incontro tra il sindaco, le dirigenze di Inter e Milan e Milan e la sovrintendente Emanuela Carpani – non è totale sul secondo anello, ma che è sufficiente che nel progetto di rifunzionalizzazione o ristrutturazione una parte rappresentativa venga conservata. La sovrintendente, incalzata dai cronisti presenti, ha inoltre aggiunto, come riporta il Corriere della Sera «Bisognerà vedere il progetto e trovare un equilibrio tra quello che mantieni in parte e quello che invece cambi, in modo da poter inserire le nuove funzioni. Il tema progettuale è molto bello e stimolante. Bisogna tenere la barra dritta sulla qualità e sulla compatibilità dell’intervento.Abbiamo insistito sul fatto che l’intervento deve essere di grande qualità, soprattutto per chi ci abita. Ci deve essere un miglioramento sia della qualità di vita sia della qualità architettonica. C’è anche un aspetto di cuore, di affettività per il vecchio San Siro»
Precisazioni importanti, talmente fondamentalie che viene da chiedersi perché non siano state fatte dalla Sovrintendenza all’indomani dell’annuncio del vincolo. Avrebbero consentito a tutti gli attori di questo melodramma di fare considerazioni e progetti molto più precisi. E alla città tutta di risparmiare del tempo prezioso.
I prossimi passi
A questo punto – a meno di altri colpi di scena – Palazzo Marino e le squadre aspettano di conoscere quale sarà il prezzo definitivo di San Siro e delle aree limitrofe, che dovrà essere stabilito dall’Agenzia delle Entrate, a cui il Comune ha chiesto una valutazione. Le cifre, che saranno rese note ufficialmente entro febbraio, ufficiosamente, almeno a grandi linee, dovrebbero emergere sin dalle prossime settimane. «Nell’ottica di una vendita dello stadio e delle aree alle società – ha dichiarato subito dopo l’incontro il sindaco Sala -, è evidente che il valore indicato sarà un vincolo perché amministrativamente non intendiamo svendere ma nemmeno specularci. Quel valore sarà legge». Sulla base del responso dell’Agenzia delle Entrate verrà fatta una gara pubblica, i cui contenuti sono ancora del tutto ignoti.
La fase successiva, una volta chiariti questi aspetti, prevede che le due squadre presentino in Comune il progetto di rifunzionalizzazione di San Siro – che dopo le dichiarazioni della Sovrintendente dovrebbe essere più semplice da redigere e più vantaggioso per i club – spiegando chiaramente i futuri utilizzi, presentando i disegni del nuovo stadio e dei servizi circostanti. Quest’ultimo tema è indubbiamente il più delicato, perché l’interesse dei club è costruire quanto più possibile, in un’area in cui la presenza del Meazza, seppure “rifunzionalizzato” riduce gli spazi disponibili.
Su questo punto il sindaco ha più volte affermato che, in ogni caso, saranno applicate rigorosamente le regole urbanistiche vigenti, aggiungendo, all’uscita dell’incontro con i club: «Io ho chiesto solo, avendone bisogno per avviare operativamente le procedure, spero, in termini definitivi, la conferma che quella indicata dalle squadre (un nuovo stadio accanto a San Siro – NdR) sia l’unica ipotesi che per loro rimarrà in campo».